giovedì 29 ottobre 2020

LU TAMPUNI



Quandu 'rriva lu me' jornu
penzu sempri "ahi chi dduluri;
esti finu oppuru 'rossu
chista vota lu tampuni?

Si 'mbicina 'u 'nfermeri
cu bbisïera e mmascarina.
'Ppoja ê mani supr'ê rreni
cu 'ddha sólita rrisatina.

"Cal'a máscara" mi rici
e ssenza nenti capisciri
zzicca tuttu lu tampuni
'nfin'arret'ê cannarini.

Ma 'sta vota é cchiddhu 'rossu
e iddhu gira e ppo' rriggira
prima 'nta 'nu pertusu e ppo' 'nta ll'atru
antantu ch'éu mi tegn'u çiatu.

Quandu finíu jéu su' ttuttu rrussu
e rringrázzju sulamenti
chi ssi zzicca r'intr'e náschji
e 'ndô culu no' zzicca nenti.

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mercoledì 30 settembre 2020

sulla spiaggia di Pellaro


C'era un tempo
nel quale sulla spiaggia
di Pellàro v'era possibile
scorgere tra la spuma
e la sabbia: scarpe e cellulari,
felpe, jeans e sciarpe.
Era il tempo dei naufragi.
Ricordo un giorno,
bagnato di pioggia
che trovai una foto:
dentro, fermi nel tempo,
quattro persone vi sorridevano.
Il tempo beffardo
si è congelato in quell'attimo fugace,
pur continuando a svaporare
come l'acqua del mare
che diventa nuvola.
Vita giocoliera del tempo
che in quella foto
restituita dal mare,
oggi è per me simulacro
di quei visi che già non sono più,
ma che resistono in me
nell'eterno divenire
del mio tempo.

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giovedì 24 settembre 2020

una notte in ospedale


In queste notti d'ospedale penso a te
che sei lontana, dall'altra parte
di questa Italia ancora malata.
Come siamo finiti lontani?
La ricerca di questo lavoro
che riempie il nostro giorno
ci svuota del tempo insieme,
e se non abbiamo più il tempo
cosa abbiamo, di te e me?
Sono seduto sopra un lenzuolo
e immagino quel volo
che ti porta da me, i sorrisi e gli abbracci,
i baci, e faremo l'amore come due
amanti al primo incontro; e poi
nei pomeriggi bagnati
di questo ottobre mi carezzerai
il volto, e scatteremo una foto.
Ma mentre sprofondo in questo sogno
mellifluo, sbattono alla finestra
e torno in me e ricordo
che il volo non c'è e tu non ci sarai.
Era dolce il mio sogno
dove tu già mi giravi intorno.

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lunedì 21 settembre 2020

senza titolo


Nei giorni del mio buio
quando non v’è sole
e non v’è luna,
io mi perdo dentro me
nell’abisso di quel vuoto
tra gli echi di chi non c’è.

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sabato 19 settembre 2020

girandolare


Cammino a piedi
nei boschi silenti
del mio Aspromonte, 
e vivo le mille vite
che non mi sono state
concesse: sono una formica,
un centopiedi, un bruco,
uno scarabeo, un lichene,
un muschio, una felce,
una selaginella o un’epatica,
sono un frammento
di corteccia o un ago di pino,
un arillo di tasso,
una galbula di cipresso,
sono l’acqua che scava
le rocce granitiche o
i soffici calcari giurassici.
E così ad ogni passo
mi perdo e mi ritrovo
come vecchio e come nuovo
in questo continuo girandolare
che è la mia esistenza.

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venerdì 18 settembre 2020

braci


Mi hai sfiorato le mani
stanotte, durante il temporale
stavamo stretti. Io in te e tu in me.
Respiravi piano e io per paura
di stonare quelle note
che il tuo respiro suonava
stavo fermo, immobile,
un simulacro in adorazione;
ti scostavi un po’ dal mio petto
e io già sentivo freddo,
ma quando ti riaccostavi
ecco divamparmi in un incendio
che infiamma e sconvolge
e m’arde di brace viva.
Tu niente sospetti
mentre m’accosti il tuo seno
nudo e io svampo il mio rogo
in un guizzo baleno.

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sabato 5 settembre 2020

Riflessione sulla vita: perché siamo tutti colpevoli.

Abbiamo un'unica grande colpa che rende tenui tutte le altre; la nostra colpa è la fortuna. Anche il più disgraziato tra noi gode dell'immensa fortuna di essere nato nel posto giusto al momento giusto. Siamo fortunati al di là di ogni immaginazione. La sola possibilità di alzarci al mattino e decidere se uscire o restare in casa, la sola possibilità di scegliere quando e come passeggiare o guardare un tramonto, cogliere un fiore, pregare o imprecare, scegliere la città o il paese dove vivere ci rende immensamente fortunati; l'unica vera fortuna della vita. Siamo colpevoli della nostra fortuna pur non avendone alcuna colpa. È come un peccato originale, siamo marchiati alla nascita ma non lo sappiamo. Dovremmo, ogni tanto, guardare il nostro marchio e confessarci pur sapendo che non avremo mai assoluzione.

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Podargoni: borgo da scoprire

Poiché sono un “piede caminarolo” oggi sono stato alle pendici dell'Aspromonte a visitare, per la seconda volta, il bellissimo borgo di Podargoni. Per un trekker a cui piace conoscere i borghi, quasi dimenticati e sicuramente spopolati (vi abitano in estate solo 20 persone), è una tappa da non perdere. La camminata è cominciata nei pressi del piccolo parcheggio proprio a ridosso del paese e imboccando la stradina che si presenta di fronte si è catapultati nella storia del primo novecento: la bellissima fontana a due cannelli a forma di testa di leone ci da il benvenuto. Proseguiamo attraverso vicoli e stradine immergendoci sempre più nella storia del posto, immaginando la vita di di un secolo fa. Poco più avanti rispetto alla fontana si presenta un'abitazione di “un signorotto”, probabilmente la più antica di tutto il paese, infatti i mattoni pieni di spessore ridotto collocano il manufatto intorno al '700. I segni del passato regime fascista sono sparsi per le vecchie casupole del paese: alcune le immagini, presenti sulle facciate, appaiono ben conservate mentre su altre si abbattuta la scure dell'ignoranza e della rivalsa, scalpellando e distruggendo le effigi. Nota dolente la chiesa: davvero un pugno nell'occhio. Distrutta dall'imponente bombardamento del 1943 è stata ricostruita nei tardi anni '60. All'interno, che abbiamo potuto visitare per la gentilezza di una signora che conserva le chiavi, è custodita una bellissima statua in monoblocco di marmo dello scultore Rinaldo Bonanno, rappresentante una Madonna con Bambino e datata 1587. Da una viuzza secondaria si snoda un sentiero che percorrendo sull'argine destro il corso della fiumare del Gallico conduce a due mulini: il mulino del Principe e il mulino Limiti, quest'ultimo da poco ristrutturato. Purtroppo per raggiungere il secondo il percorso si fa impervio e talora poco percorribile a causa della fitta vegetazione. A ridosso del mulino è stata creata un'area pic-nic ora pressoché in totale abbandono. Abbiamo tentato di proseguire alla ricerca della grotta di San Silvestro, che fu Papa, ma senza raggiungerla a causa della precarietà del calpestio e per i tempi ridotti che avevamo a nostra disposizione. Ritenteremo.






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peccato originale


È in queste notti di veglia
che il torace si stringe
e un peso m'opprime,
nelle notti come questa
mi guardo dentro e so
di essere colpevole.
Sono colpevole pur non
avendo alcuna colpa,
sono colpevole della
mia immensa fortuna.
Colpevole della mia vita
che mi è stata regalata
senza alcun merito;
e prego nelle notti di veglia
pur sapendo che il mio
peccato originale
non potrà essere assolto, mai.

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giovedì 3 settembre 2020

un sogno brumoso


La notte quando faccio l’amore
con me stesso, faccio l’amore con te.
Ti vedo, ombra sottile
che balli per me e mi sfiori. 
Sali su di me e armoniosa
danzi, dondolata da ogni mio respiro.
Non posso nulla con te
se non abbandonarmi sfinito, solo;
e quando sei sazia di bere
dal mio calice, scompari
come effluvio di corbezzolo.
Torno solo nel mio letto
con ancora il sapore
della tua ombra sul mio corpo,
e mi lascio andare al ricordo
del tuo seno tumido
mentre inciampo di nuovo
in un sonno, brumoso e fumido.

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sogni in quarantena


Il tuo capezzolo
è tumido
come una prugna
ancora acerba,
lo pizzico tra le mie dita
e tu gemendo inarchi la schiena,
un sogno proibito
nella mia quarantena.

mercoledì 2 settembre 2020

PREGHIERA


Entro in te
come si entra
in una chiesa:
penitente e silenzioso.
Resto in ginocchio
un po’, in quiete e fermo;
poi, silenzioso mi alzo
inumidisco le dita
nell’acqua densa
e tocco le mie labbra.
Amen.

lunedì 31 agosto 2020

POST LOCKDOWN


È la sera del primo settembre
e sfuma il sole dietro le nubi
spremute sui monti Peloritani.
Guardo, appoggiato alla balaustra,
queste vite che scorrono,
qui sotto nel bar Luna,
nulla è cambiato e nulla s’è
smosso. Eppure, siam senza unghie
e le nostre dita hanno perso
la carne, le falangi ossute scorticate.
Siamo risaliti dal fondo d’un pozzo
nero di cenere dei morti;
i morti arsi senza funerale.
L’aria è lattiginosa gravida di paura,
porgi l’orecchio al vento
urla di angoscia vibrano
ancora in questa quieta sera.
M’affaccio sull’orlo di quest’abisso
ancora, di nuovo; lì sul fondo
tra il baluginare di iridi spente
s’affoga in un gorgo la vita
nella spuma rossastra 
dalle bocche incanutite.


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domenica 30 agosto 2020

poesie erranti


Lettura di una poesia di Franco Arminio dal libro 'l'infinito senza farci caso'. Sentiero del Tracciolino il 29.08.2020 



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occaso


M’affaccio sul mare
mentre in un cielo di latte
il sole si spegne;
io m’allungo
su questo letto di roccia
e mi trovo rapito:
finché, finisce l’occaso
e mi ritorna il respiro.



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Escursione: Tracciolino al tramonto (2020)

giovedì 27 agosto 2020

prigioniero


Nel turbine di vita
che m’avvolge
scompigliando il mio tempo,
io mi ritrovo sempre
fuori posto.
Non v’è respiro
che non proietti in me
inquietudine
per un posto occupato
e non meritato,
per l’affetto rubato,
per i miei occhi colpevoli
nel riuscire a riempirsi
di bellezza
nel sol volgere lento
della risacca.
Non v’è cura per me,
prigioniero di tanta
fortuna.

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ciottoli


Ti sia lieve la vita
perché lieve non sarà morire,
e ti sia lieve la sofferenza
e care le persone
negli ultimi istanti.
Ti sia lieve la notte
quando dopo non vi sarà inizio
e ti sia lieve il buio
eterno del nulla.
Ti sia lieve l'ultimo respiro
che t'allagherà di vita
e strariperà l'aria,
oltre i tuoi argini
per poi ritirarsi nell'alveo,
un letto di ciottoli
che sarà la fine.

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lunedì 24 agosto 2020

colpe


Mi sento in colpa
per la vita che ho
e non ho meritato,
per l’amore incondizionato
che ho sempre ricevuto
e non ho mai ricambiato;
mi sento in colpa
quando la sera mi sdraio
e le lenzuola profumano,
sprofondo la faccia tra le pieghe
del mio cuscino
e penso al voto di Amir
coperto di polvere.
Mi sento in colpa
per il mio benessere
e la mia salute,
per ogni volta che inspiro.
La mia colpa
è la colpa del mondo
e non ho cura
che possa farmi guarire.

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domenica 23 agosto 2020

notti di guardia


Nelle notti di guardia
siamo i custodi della salute:
degli infermi e della nostra
- dai parenti infermi -.


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mestizia


In queste notti di torpore
quando non è sonno e non è veglia
e tu spingi, stringendomi,
il tuo seno sul mio dorso:
io deliro e so che sarebbe
anche bello morire
con te addosso.


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venerdì 21 agosto 2020

Le sogliole trasmettono il virus?

Non è noto se le sogliole trasmettano o meno l’infezione, ma ricordo molto bene che durante le estati della mia infanzia, quando capitava che mi sbucciassi un ginocchio, c’erano solo due rimedi possibili: il mio piscio o l’acqua di mare. Entrambi unguenti miracolosi che guarivano tutto. Tuttavia avendo sempre optato per l’acqua di mare, con ottimi risultati, disconosco se o meno il piscio sia medicamentoso. Voi l’avete mai provato?


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martedì 18 agosto 2020

Il panchetto della Poesia


C’è un panchetto della Poesia
lì nascosto tra le robinie
sulla sponda dell’Angitola;
Siediti,
guarda il lago che riluce
sotto il sole del mezzodì
e quei viandanti
che scorrendo accanto
rincorrono il tempo
che sfugge.
Siediti,
e leggi una strofa,
fotografa e imprigiona la luce,
non correre, dilata il tempo,
non aver fretta di morire.


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Costa a Costa Kalabria Trekking 2020

Per un trekker nessuna sfida è più emozionante di un “costa a costa” e il trekking ideato dall’associazione Kalabria Trekking si inserisce a pieno titolo nell’agenda dell’escursionista curioso, avventuroso e intraprendente. Assieme a Giovanni e Roberta abbiamo scelto di percorrerlo in due giorni, in questo caldo, caldissimo mese d’agosto. È doveroso, prima di ogni cosa, un ringraziamento all’Associazione Calabria trekking per il supporto fornitoci: ci hanno chiamato il giorno della partenza e sono stati sempre presenti con più messaggi durante l’arco della giornata (all’arrivo avendo saputo la nostra impossibilità di raggiungere la stazione di Vibo-Pizzo si sono offerti di accompagnarci). Davvero un’ottima organizzazione. Ma veniamo al trekking, il percorso si snoda attraverso uno dei punti più stretti della regione, dal Golfo di Squillace a quello di Santa Eufemia, con partenza da Soverato e arrivo, dopo 55 km, a Pizzo Calabro. Da dire subito che è possibile fare il trekking in più tappe a secondo delle capacità dell’escursionista e della voglia di mettersi alla prova: 

1 giorno – lo fanno solo gli spacconi megalomani o coloro che vogliono mettersi in mostra. Non ha senso, non siamo mica in una marcia della morte. 
2 giorni – possibile per trekker di vecchia data allenati e che conoscono bene i propri limiti
3 giorni – possibile per “trekker della domenica”
4 giorni – fattibile da tutti o quasi

Noi abbiamo scelto di percorrerlo in due giorni, eccone il resoconto: 

Primo giorno
Soverato – Pretizzi – San Vito sullo Ionio – Lago Acero

Del tratto da Soverato a Petrizzi vi è poco da dire. Si percorre un tratto su spiaggia (camminare sulla sabbia con gli scarponi vi assicuro che non è il massimo). Qui la segnaletica è inesistente o almeno noi non siamo riusciti ad individuarla. Al termine di questo tratto si deve percorrere un pezzettino di statale (peccato) per poi, subito dopo un piccolo viadotto, imboccare un piccolo sentierino (qui il primo segnale) che termina poco dopo su un’altra strada (asfaltata). Il percorso prosegue in ripida (ripidissima) salita totalmente esposto e sull’asfalto per un tratto considerevole - vi assicuro che ho sofferto non poco in questo tratto - per giungere in prossimità di un segnale che indica di imboccare un sentiero. La quota guadagnata è considerevole circa 600m ma viene rapidamente persa, in una rapida discesa (a tratti sdrucciolevole) che porta sino all’abitato di Petrizzi. Da Petrizzi a San Vito sullo Ionio il tratto è molto più interessante, infatti, si lascia l’asfalto e si percorre il bellissimo tracciato dell’ex linea ferrata passando anche vicino alla vecchia stazione di San Vito sullo Ionio. Qui il sentiero è ben segnato, ma l’arrivo a San Vito potrebbe essere facilitato semplicemente effettuando un taglio di un centinaio di metri arrivando così direttamente sulla via principale. Il tratto da San Vito a Lago Acero è forse quello più duro di tutto il trekking ma anche il più interessante. La quota viene guadagnata in pochissimo tempo e a tratti il percorso risulta molto faticoso. 

Secondo giorno
Lago Acero – Monterosso – Pizzo 

Dal Lago Acero la salita si presenta abbastanza dolce, si guadagnano così gli ultimi 200m che consentono di raggiungere la vetta più alta del trekking (1050m). Qui la natura la fa da padrona, si cammina attraversando piccoli rivoli d’acqua contornati da immensi felci, immersi in una bellissima faggeta. Raggiunta la vetta comincia una ripidissima discesa prima all’interno del bosco e poco dopo un’area picnic sull’asfalto (ahimè). Qui la discesa (troppo ripida) sull’asfalto duro comincia a farsi sentire soprattutto sulle ginocchia e sui piedi. Il trekker non abbastanza preparato può risentirne parecchio. L’arrivo a Monterosso è pensato per attraversare in un sali scendi tutto il borgo. Accanto al bar autorizzato per l’apposizione della credenziale vi è una piccola bottega: non andateci, rischiate di perdere mezza giornata per la lentezza dei gestori. Salite di una 50ina di metri e troverete un'altra piccola bottega. Da Monterosso al Lago Angitola è forse il tratto peggiore perché oltre ad essere interamente asfaltato (fino al cimitero di Monterosso si deve percorrere un tratto di statale!) si perde una considerevole quantità di quota, sino ad attraversa un’affluente dell’Angitola, per poi recuperarle e riperderla di nuovo. Davvero sfiancante anche perché totalmente esposto. Il Lago Angitola è una bellissima oasi, peccato sia chiusa e si debba percorrere un altro tratto di strada ad alta velocità che costeggia il lago. Subito dopo un ristorante si trova l’imbocco dell’ultimo tratto che terminerà a Pizzo. Qui, davvero, se non si è ben allenati si rischia un malore. La salita è ripidissima, specialmente subito dopo la fattoria che si trova sul percorso, e prosegue dapprima all’interno di una sorta di torrente (impossibile percorrerlo se piove a causa delle pietre che potrebbero essere sdrucciolevoli) e poi lungo sentieri totalmente esposti, al termine dei quali si percorre un tratto asfaltato. La discesa verso pizzo all’inizio su sterrato diventa asfaltata e termina all’interno dell’abitato. Nota negativa: dall’abitato di Pizzo è impossibile raggiungere la stazione di Vibo-Pizzo se non in macchina (noi abbiamo percorso questi 3 km a piedi) oppure rivolgendosi ad un “taxista” locale che per “soli” 20€ è disposto ad accompagnarvi.

Se vi siete letti tutta sta manfrina bene, se no i punti salienti solo: 

Pro

- Bellissima spiaggia di Soverato 
- Caratteristico percorso lungo l’ex linea ferrata
- Lago Acero e la faggeta: una vera immersione nella natura
- Panorami mozzafiato
- Oasi naturalistica del Lago Angitola
- Tartufo all’arrivo
- Buona segnaletica
- Bella l’idea di attraversare i borghi
- Ottima assistenza in ogni momento da parte dell’associazione Kalabria Trekking

Contro

- Troppo asfalto (più del 65% almeno)
- Troppi tratti esposti
- Poche fontane
- Un sali scendi con guadagni importati di quota e perdite rapide
- Poco accoglienza dai commercianti 
- Lago Angitola chiuso
- A tratti la segnaletica è assente
- Assenza di mezzi che da Pizzo portino alla stazione

In sintesi vi sconsiglio di percorrerlo ad agosto o comunque nei mesi più caldi, tratti troppo esposti. In una valutazione su 5 stelle ne assegnerei 3. Avendo attraversato la Calabria in tre punti differenti, non lo rifarei. Il trekking ha un potenziale ma necessita – a mio avviso – di essere migliorato con la riduzione della quota d’asfalto e delle parti esposte, evitando quando possibile tutta quella serie infinite di sali scendi.

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mercoledì 5 agosto 2020

anima del mondo


Guardo i tuoi occhi
verdi come uno stagno
dove nel mezzo si apre
un abisso di nero
il cui fondo
tocca l’anima del mondo.
Il mio gatto mi guarda
e dice tutto; miagola,
mentre con il naso morbido
m’annusa la mano.
Ora è la sua lingua
che sfiora le mie dita
e ho un attimo fugace di stupore:
è ruvida e dura,
meraviglioso contrasto
di bellezza pura.


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Pellaro,
5.8.2020


martedì 4 agosto 2020

Podargoni: borgo dimenticato.

Stamattina sono stato a visitare il piccolo borgo di Podargoni e ne sono rimasto affascinato; la storia degli ultimi secoli si fonde e crea un'atmosfera unica che avvolge e strega. Passeggiando attraverso gli stretti vicoli che penetrano nel cuore profondo del borgo, tra case dirute e abbandonate si scorgono i frammenti di storie passate: una potenzialità turistica enorme.







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LU SURICICCHIU ELETTORALE

I viri nisciri cu l’occhi chiusi
comu surici da ‘nu purtusu
e ca scusa i ‘nu cafè e ‘na parola
ti surridunu pu loro usu;
a ciauri subitu ‘a sola,
picchi ne vidisti mai pedi pedi
quandu tra ‘na fossa china d’acqua
e ‘na muntagna i spazzatura
cercavi mi rivi mi travagghji
senza mi cadi e mi rumpi l’anchi.
Ora ‘anveci che è periudu elettorale
su tutti belli boni e amici
e mi ti spillano lu to’ voto
cuminciunu cu’ proclami
su autu e motu.
“Fazzu chistu e poi chiddatru
chi fu’ finu a ora esti nu scalmanatu,
non avi idea mentre ijeu’
sugnu ‘u re du penseru meu”.
E dupu tutti sti paroli
o quagghjiu “mi po’ fa nu favuri?
Mi ricandidu. ‘U sacciu
prima era a sinistra ora a destra
ma poco ‘mporta,
tu lu sai cunta lu’ cristianu
e no li culuri ca’ sbandieramu.”
E a storia ricumincia.
Lu suricicchiu appena eletto
torna ‘nta lu’ soi purtusu
e cu parole buriusi proclama:
“i futtimmu ‘natra vota
a sti quattru cugghiuni
ora stamu pasciuti e ‘ntanati
pi’ ‘atri vinti stagiuni”.


Pellaro,
28 Luglio 2020


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LA PANCA DEI BIFOLCHI


Oh viandante:

a Pellaro non ci facciamo
mancare niente
il mare il sole
e tanta bella gente,

abbiamo panchine
a volontà,
ma se poi non ti puoi
sedere: 'che ci fa'?

Ad esempio al municipio diroccato
fa da contorno una panca
dove vi si siede
la gente ‘stanca’,

e tra fiumi di vino
da quattro soldi e birre peroni
ogni sera volano
sovente paroloni;

se ti capita di passare
devi farlo a distanza
per non essere travolto
da quei senza speranza,

ma stanne pur certo
che se avrai voglia e curiosità
nei caldi pomeriggi estivi
l’ilarità non mancherà,

e in quel miscuglio
di tanti volti
riconoscerai la panca
dei bifolchi.

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Pellaro, 
31 Luglio 2020

"La Mafia è dentro di noi": Punta Pellaro, i Fratini e la recinzione.


Qualche giorno fa ho scritto una considerazione sull’atteggiamento di menefreghismo che permea ogni comportamento del vivere quotidiano riggitano, qualcuno ha commentato ‘la mafia è dentro di noi’ ed è a questo che ho pensato quando stamattina sono giunto in spiaggia. 

Punta Pellaro da qualche anno è stata riconosciuta come luogo di nidificazione del Fratino, un piccolo uccello in via d’estinzione (areale dimezzato negli ultimi anni in Italia) che nidifica in piccole buche scavate nella sabbia, per questo un gruppo di volontari (di cui io non faccio parte e che non conosco) ha recintato una piccola area (poche decine di metri quadrati) a proprie spese e con paletti di legno e corda recanti le spiegazioni del caso, tutto questo per evitare che qualcuno possa accidentalmente (o volontariamente) calpestare le uova deposte. Bene stamattina la ‘recinzione’ lato mare era divelta e i paletti tutti arretrati sino al limite superiore. Ovviamente questo tra l’indifferenza di tutti che ahimè guardavano quasi con compassione l’unico coglione (io) che appena arrivato si è messo all’opera per risistemare (o almeno tentare di farlo) l’area. 

Tralasciando le considerazioni personali (avrei solo insulti, la maggior parte dei quali nessuno capirebbe) mi risulta assai difficile che qualcuno abbia potuto agire indisturbato a ridosso di scuole di surf e lidi, e quindi per me è assai difficile pensare che non vi sia connivenza o almeno menefreghismo da parte di questi gestori che ad oggi non assicurano alcuna tutela al posto che gli porta da mangiare. Ovviamente spero di essere smentito non con le parole ma con i fatti; sarebbe bello infatti che tutti i destinatari delle concessioni si riunissero e donassero una ‘vera’ recinzione per delimitare una volta per tutte l’area. Sarebbe bello no per i volontari, no per il fratino ma per loro stessi che dovrebbero essere i numi tutelari di questo meraviglioso posto stuprato e vilipeso continuamente. 



ps: al maledetto coglione che ha divelto i paletti dico che: se pensa che il problema di questa spiaggia sia la recinzione per il fratino (e no le siringhe, i preservativi, la spazzatura, i cocchi di vetro ecc) allora è più coglione di quanto penso!


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martedì 14 luglio 2020

Il piccolo Virus



Il
piccolo virus
che niente del mondo
conosceva, decise in un caldo autunno
di cambiar casa; ma mentre
preparava i suoi bagagli
qualcuno gli disse:
attento, che ti
sbagli. Ma
senza chiedere
a nessuno consiglio 
decise di far un gran salto
e da un minuto pipistrello passando
per un pangolino arrivò 
bellamente nelle nari
di un vecchino.
La storia
poi, ahimè la 
conosciamo; ma dopo
due mesi di quarantena e 30.000
salme, son bastate due belle 
giornate d’estate per
buttar tutto alle 
spalle.

domenica 14 giugno 2020

Africo: l'improponibile turismo. Uno sfogo.


Oggi siamo stati in visita in uno dei paesi fantasma più conosciuti e nominati di tutto l’Aspromonte: Africo, e dopo l’ennesima insolazione e l’ennesimo calo pressorio, con estremo rammarico ma anche con assoluta certezza posso affermare che la Calabria – almeno quella Aspromontana – con la propria rete sentieristica – che ho ampiamente percorso negli ultimi anni – non offre i minimi standard di sicurezza. Assenza totale o pressoché totale di punti d’acqua, assenza diffusa di campo, sporadiche mal allestite e sporche strutture di accoglienza (con le dovute eccezioni), l’assenza assoluta di una manutenzione costante (che appare, oggi, ovvio non può essere demandata alle sole associazioni del territorio) e della pulizia delle aree più interne con il risultato che i sentieri se non sono invasi dagli sterpi risultano invasi dai rifiuti, dunque assenza di vigilanza – o almeno apparente – non solo degli enti preposti ma anche da parte dei tanti fruitori (turistici?) che oramai troppo spesso utilizzano slogan accattivanti per racimolare qualche euro; una rete stradale in poche parole: impercorribile. Il paese di Africo si presenta quasi totalmente invaso dalla vegetazione (salvo la piazza) così come buona parte del sentiero che vi conduce. Alcune delle abitazioni sono state deputate a ricovero per animali cosa che ovviamente le ha rese non visitabili. L’infinito calpestio che scende in quei pochi e sparuti ruderi, è in gran parte dissestato e l’incuria coniugata al solito menefreghismo ha generato un vilipendio di rifiuti accatastati lungo i declivi. Il vecchio cimitero, memoria e cantore del luogo è impraticabile. L’unica eccezione è la chiesa di San Leo gestita e manutenuta da un gruppo di volontari. Camminare è liberatorio, un mantra che può essere ripetuto infinite volte senza essere mai uguale a sé stesso. Ma camminare deve essere sicuro e deve dare sicurezza ed è proprio per questo che ho deciso con estremo rammarico di non camminare più, almeno per la stagione estiva, se non in luoghi che possano offrire standard minimi di sicurezza dunque sarà molto difficile tornare a camminare in Aspromonte se non per brevi puntate in specifici luoghi. Ho lasciato Africo con la consapevolezza che forse non vi tornerò più e sono a casa a scrivere questo sfogo solo grazie a Peppe, Grazia, Carmelo e Piero che erano con me e grazie alle cure di Maria.


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martedì 2 giugno 2020

Fontana di Solano

Ieri in visita alla bellissima fontana di Solano fatta costruire nel 1603 da Carlo Ruffo I Duca di Bagnara, accanto alla parete esterna della sacrestia della chiesa Santa Maria delle Grazie. In alto vi è l'epigrafe marmorea dei gravami feudali a carico di tutti quelli che dal 1603 al 1799 sono transitati per questo passo obbligato dell'antica via Popilia come riportato dal Prof. Spanò nel suo libro: La via Annia Popilia in Calabria: rilievo e ricostruzione (2009). L'epigrafe è forse la parte più caratteristica e ben conservata della fontana e reca scritto che tra gli esenti dal dazio feudale vi erano le "meretrici" che potevano transitare senza dover nulla. 




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© 2020 - Francesco d'Aleo


giovedì 21 maggio 2020

Ritorno alla montagna: Gambarie - Nino Martino

La grande pandemia di SARS-CoV-2 ha portato via oltre 30.000 vite e la nostra normalità. Siamo voraci, dunque, di 'normalità' ed è con lo spirito degli avventurieri del XIX secolo che abbiamo affrontato la prima escursione dopo oltre 60 giorni di quarantena. Esploratori di luoghi già conosciuti ma che sembrano nuovi ai nostri occhi affamati di bellezza; quel Genius loci così ricercato e ritrovato senza sforzo nel cuore dell'Aspromonte. Attraverso il Sentiero del Brigante abbiamo affrontato l'erta scalata al balcone di Nino Martino per recitare poesie e liberarle dalla prigione della carta, regalare le parole ai refoli che sferzano nelle verdi foreste delle vette aspromontane. 





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© 2020 - Francesco d'Aleo

'u fascista

Ti viriva ‘cu lu brazzù ‘ijasatu
‘cu lu capu in parte ‘rasatu
chi griravi a menaditu
viva o ‘zi Benitu

Ah povero stortu!
Ca’ non capisci che ‘ndù ffernu passau
e ‘pi nostra fortuna non ‘turnau.

Ma tu ‘ca non capisci ‘nu cazzo
e pensi chi si fascista
picchì ‘mbratti i mura
ru me palazzu

rassa mi ti ricu:
cangjia aria, che si tti ‘cchiappu
affuria i puntati ti fazzù lu culu chiattu.


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Pellaro, RC
16 maggio 2020

mercoledì 13 maggio 2020

SENZA TITOLO

Stavu cu lu’ pinseru
chi ‘sta pandemia chacca’ cosa
putiva cangjiari,
‘anveci mi vardu ‘ndtornu
e viu ‘cchiu storti i prima!
Esti ‘na cosa ‘cchiu randi i ‘vui
‘picchì uno è stortu
ma non si rendi ‘cuntu,
esti comu ‘na patata ‘tuccata
i fora pari bona
ma quandu ‘a ‘jiapri
puzza ‘mpesta.
Siti accusì, poveri storti,
puzzati ‘mpesta e ‘mpestati
tutti ‘i cosi.
Alla fine ‘nenti vi si poti dire,
turnammu comu ‘apprima
anzi peggio,
picchi’ sapiti, pi’ lu’ virus c’è mericina
ma ‘pa stortaina no!
Prima mi ‘vaju ‘mi ‘mi curcu
‘na cosa ‘vi l’aiu a ‘ddiri:
sta lirica è ‘pi ‘vui storti,
‘ca camora ‘a stati liggendu
e ‘cu du surrisu stampato
‘nta da faccia i palamitu,
pinsati cu’ storto ‘esti caccatru.

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Pellaro, RC
13 Maggio 2020

domenica 2 febbraio 2020

'ngiurie di Pellaro



’ngiuria 

Glossario online 

’ngiuria (’ngiurie) [soprannome, parola o gesto ingiurioso; “’Ngiuriato: ’ngiuria: nomignolo offensivo. Assai più spesso è un soprannome che trae origine da un tic, da un difetto fisico, da una particolarità del carattere, da un’abitudine. Ci sono, al riguardo, delle pagine esemplari di Brancati” FF1 131; “e i soprannomi? Dio stesso registra, dopo il nome del battesimo, quello che la fantasia di ciascuno ha dato a ciascuno, tanto il secondo nome è santificato dalla sua proprietà” V. Brancati, I piaceri, (1943), in Id., Opere 1932-1946, a cura di L. Sciascia, Milano, Bompiani, 1987, p. 665; “Non si meravigli perciò il lettore se prendiamo tanto sul serio una lotta apparentemente frivola, che del resto non si restringeva alle definizioni dell’architettura moderna, ma si estendeva ai nomignoli. Perché anche nell’arte di affibbiare soprannomi, vi erano diverse scuole e tutte fecondissime” V. Brancati, Paolo il caldo (1955), in Id., Opere 1947-1954, a cura di L. Sciascia, postfazione e apparati di D. Perrone, Milano, Bompiani, 1992, p. 786. “Lei disse ingiuria, e per la prima volta il capitano ebbe bisogno dei lumi interpretativi del maresciallo. «Soprannome» disse il maresciallo «qui quasi tutti hanno soprannomi: e alcuni sono così offensivi che sono propriamente ingiurie»” L. Sciascia, Il giorno della civetta (1961), in Id., Opere, vol. I Narrativa Teatro Poesia, a c. di P. Squillacioti, Milano, Adelphi, 2012, p. 279; “«ngiurie», che da noi non sono offese ma soprannomi e nomignoli” (GM 30); “la ’ngiuria, o soprannome” (MC 103)] CC 64, 84; FF 23; BP 115; BFC 35.

fonte: https://www.camillerindex.it/lemma/ngiuria/


I toponimi (nome proprio di un luogo geografico) così come le 'ngiurie (i soprannomi) caratterizzano luoghi e persone (o famiglie) specifici della nostra regione, e l'abitato di Pellaro non fa eccezione. Questo lavoro racchiude tutte le 'ngiurie riferite a persone e famiglie di Pellaro e delle frazioni limitrofe:


- cacafoco
- purtuvalleddu
- cacifuni
- piscialetto
- 'u jiattu
- mangiacani
- 'u cinisi
- cipudda
- i pipeleri
- i cicirari
- 'u seggiaru
- i maiali
- i vecchi 
- i cochi
- i cucineri
- 'u maleficu
- i serpenti
- perazzi
- i bossi
- 'u canguru
- ariosto
- schiaffino
- 'u monacu
- 'u baioccu
- tamba
- 'u bedduzzo
- i sirti
- i mulinari
- i caddari
- i forgiari
- i tropeani
- i pindoli
- i parripici
- i sindacheddi
- i sarti
- i fungia
- i salinoti
- cazzica
- 'u cacatu
- i facioli
- 'u niciu
- i purceddi
- 'u lizziu
- 'u iancu
- 'u piritu
- i ruetti
- i ieddi 
- 'u fracassu
- paddi sicchi
- i baratta
- i papa
- du testi
- tagghialisi
- i lisari
- i baraunda
- 'mbucca
- la mente
- i principi
- roccalora
- timpesta
- cacafuiendu
- i caccinciari
- i matari
- tipufinu
- 'u tedescu
- i diavoli
- sciolli 
- 'u rapinu
- i boviciani
- a baccara
- ‘u zoppu
- ‘u cardiddu
- ‘u sciauraru
- i spicciati
- 'u puddaru
- ‘u craparu
- i cardoli
- 'u vaccaru
- 'u rattu
- peppi fica
- cicciu 'u sbarrotu 
- micu 'u toru
- i beddicchi
- 'u magistratu
- barbazza
- 'u spiccicato
- malizia
- 'u caratteri
- 'u tambutaru
- micu 'u papa
- Carmelo coca cola
- 'u spinzu
- Ceciu u sartu
- Peppi quattrossa
- Peppi 'u turcu
- superbone
- i muzzi
- 'u sergenti
- le sorelle nora
- 'u mazzuni
- a stuppara
- sambalaranu
- a lopa
- 'u scagghiunaru
- 'u caddararu
- cordalenta
- i pirocchiusi
- occhiuzzi
- 'u pallecu
- capurotta
- 'u cascittaru
- 'u girrundanu
- cicciu u carretteri
- calascindi
- 'u forcu
- a scheccia
- Carmelu 'u bucceri
- Cunsulatu 'u furnaru
- spilateri
- Giorgiu l'orbu
- 'u mavaru
- Giuanni faddedda
- Nandu 'u sindacu
- Vicenzu nedda
- 'u pintu
- i ramaci
- i scalpellini
- coculamazza
- jancaraballu
- 'u vecchiu
- 'u zi tangu
- 'u maronnu
- a bagnarota
- Cicciu bunaca
- 'u collocaturi
- Micu tempesta
- Micu malutempu
- 'u napulitanu
- 'u campotu
- Mariu u boscevicu
- 'u merru
- fungia
- pirilla
- pampanella
- Pippu pompa
- 'u cannibali
- 'u naru
- scescibbu
- bonghi
- putrusinu
- 'u carceratu
- 'u bardaru
- a piroletta
- 'u necus
- i fuddhitti
- i broci
- i ratti
- 'u lisciu
- 'u fumata
- i Teti
- menzu ducatu
- i nanci
- stronti
- 'u baffuni
- sartana
- totunnu
- a stuppu
- Paulu spacca
- 'u sartu
- i 'nghagglia
- 'u rappareddu
- 'u passiru
- 'u faciolu
- 'u signurinu
- croppuleddhu
- 'u calamari
- 'u topolinu
- 'u totunu
- i ndociu
- 'u bronzu
- jiaddina
- 'u carrotteddu
- 'u mimiu
- miconi
- 'u monellu
- 'nnappa
- 'u riaulu
- 'u bellu
- 'u molossu
- perciatelli
- micugghi
- pipiddhu
- quattrusordi
- maulà
- 'a surda
- musca
- i sfollati
- i ficareddhi
- 'gnippareddha
- 'u beccacciu
- pagghiera
- Degu u tano
- pollicioni
- 'a jioppulusa
- 'u piu
- 'u lampataru
- 'u bumbularu
- 'u pipinu
- 'u rotori
- 'u casciuni
- 'u cocu
- marbizza
- 'u cavaleri
- butti
- 'u tuppillu
- castagna
- 'u tiru drittu
- i cofineddhari
- 'u zuccaratu
- i perilordi
- i stricarenti
- 'a ricca
- 'u pipaloru
- 'a rangeddhara
- padda
- 'a roccorola
- buccazza
- 'u rizzu
- cacavadduni
- animalonga
- i baccani
- 'u lupu
- baialardi
- 'u purcaru
- Garibaldi
- sisciasciau
- buscaini
- Stefanu ciriveddu
- pompetta
- i sciautani
- cicala
- Micu 'u pascuzzu
- Cicciu 'u pacciu
- quagghiuzza
- 'u giganti
- Tuzzu 'u monicu
- 'u brioscinu
- 'u riustrinu
- 'u bengalinu
- Mimmu u mericu
- 'u piseddhu
- Angiulinu u longu
- Micu fumeri
- i pipirudi
- i runcigghi
- i massari
- cacasardeddha
- i brognia
- zinedda
- '
u cendiraru
- pistacchiu
- ceciu 'u sindacu
- Ninu 'u rizzu
- i mandrani
- 'u mulinaru
- sciao cabao
- 'u caliatu
- luccio 'u previti
- ceciu anchi storti
- Gianni palla
- i lapuni
- Micu spacca
- 'u piscicani
- 'a canzarra
- Ninu 'u carretteddu
- i mammaluci
- pacchialonga
- 'u sciabularu
- Sandokan
- 'u lapuni
- burza
- i chochi
- 'u turchu
- i mbidda
- 'u jiancu
- piparolu
- testazza
- 'u niru
- i tuppillini
- tuppilla
- peri chiatti
- i seggiari
- cazzica
- scandurra
- Petru 'ncugna
- 'u cipiti
- 'u poeta
- Santo carpenteri
- Peppi tombi
- i cicirotti
- i stuppa
- i malavita
- Filippu motocarru
- 'u francisi
- Nucciu u faciolu
- pindolu
- 'u tisu
- braciola
- 'u mericanu
- lamiotu
- mammaluci
- 'u butti
- 'nghiolla
- settimugghieri
- 'u principi
- 'mpalatu
- lopa
- 'u barista
- 'u stagninu
- 'a principessa
- i naschi
- razzina
- 'a vecchia
- 'u posteri
- 'u bossu
- canneddha
- 'u carratennu
- martedduzzu
- Cicciu 'a siccia
- Mimmu scupetta
- 'u sicuru
- 'u pisciaru
- Peppi Graziella
- 'u pirocchiaru
- Peppi Stalin
- 'a scecca rafata
- 'u scafazzu
- 'u rigghinu
- sciocca
- broscu
- casciuni
- Ceciu pulenta
- Bastianu 'u latru
- i tribori
- 'u musulinu
- Micu caribandi
- manitta
- i scialà
- sumpostula
- 'a riddha
- i 'mbroci
- menzanotti
- oropilla
- pendulinu
- i mururi
- 'u zocculuni
- 'u cainu
- 'u biondu
- 'u fachiru
- fleris

- 'u polaccu
- 'u musciu
- 'u tabu
- batamba
- maronnu
- 'u sciacallu
- borgia
- 'u poldo
- scagliola
- girranda
- 'u dentista
- 'u scheccu
- 'u papiu
- 'u giolleri
- Peppi ossa
- 'u puliciaru
- 'i cannizzuni
- 'u forgiaru
- sirinu i maceddari
- 'u pirolettu
- Peppi coscia
- 'u pracchiu
- bumbetta
- 'a calimarota
- 'i muribellu
- 'u riddu
- rumbulinu
- Peppi pistola
- tombitta
- i gemelli
- peri i pompa
- pantera rosa 
- 'a cuntissa 
- 'a piscistoccara
- a casettara
- cuttuni
- macKenzie
- Rockfeller
- 'a caddarara
- mimi camilla


IN AGGIORNAMENTO PERPETUO
ultimo 02.07.2022



domenica 26 gennaio 2020

Codex Purpureus Rossanensis

Cari amici, 
oggi in visita al Museo Diocesano di Rossano abbiamo potuto ammirare “l’evangelario miniato più importante per la cristianità” (cit. Papa Francesco). Il Codex Purpureus Rossanensis è un Evangeliario greco miniato, manoscritto, che, contiene l’intero Vangelo di Matteo, quasi tutto quello di Marco, del quale mancano solo i versetti 15-20, e una parte della lettera di Eusebio a Copiano sulla concordanza dei Vangeli. Si tratta di un testo adespoto (se ne ignorano, infatti, gli autori) e mutilo, di cui rimangono, degli originari 400, 188 fogli di pergamena lavorata, tinta in colore purpureo. La grafia in cui è redatto è la maiuscola biblica o greca onciale, con termini in scriptio continua (senza separazione delle parole), privi di accenti, spiriti, segni di interpunzione, eccetto il punctum che segna il passaggio da un periodo all’altro. 
Il testo è distribuito su due colonne di venti righe, di cui le prime tre, che costituiscono l’incipit dei Vangeli, presentano i caratteri in oro, mentre il resto è in argento. Le miniature conservate nel Codice sono quindici. Di esse, dodici (I, II,III,IV, V, VI, VII, VII, X, XI,XII, XIII) raffigurano episodi della vita di Cristo, una riproduce il Canone della concordanza degli evangelisti (IX), mentre l’ultima(XV) è un ritratto di Marco. 
Non ci sono elementi per poter stabilire con sicurezza la datazione del Codice Purpureo, il luogo in cui fu realizzato e l’identità di chi lo portò a Rossano. La maggior parte degli studiosi, basandosi sullo stile del manoscritto, per quanto concerne la datazione, concordano su un periodo compreso tra il IV e il VI-VII secolo. Il secolo più accreditato è il VI. Dal confronto con altri manufatti coevi, di localizzazione certa, si evince che, probabilmente, il Codex è stato realizzato in Siria, forse ad Antiochia. Si ipotizza anche che l’ondata migratoria dei monaci greco-orientali avvenuta nel VII, a causa del primo iconoclasmo, abbia condotto a Rossano un gruppo di monaci che custodivano il prezioso Testo Sacro. Ma non è da escludere anche che sia stato un nobile aristocratico della corte di Bisanzio a recarlo a Rossano.
Il testo fu segnalato per la prima volta nel 1846 dal giornalista Cesare Malpica e fu scientificamente studiato nel 1879 dai tedeschi Oscar von Gebhardt e Adolf Harnack, che lo sottoposero all’attenzione della cultura internazionale.




Nell'ottobre del 2015 è stato riconosciuto quale Patrimonio dell'umanità ed inserito dall'Unesco tra i 47 nuovi documenti del Registro della memoria mondiale.
(Memoria del mondo è un programma dell'UNESCO fondato nel 1992 e volto a censire e salvaguardare il patrimonio documentario dell'umanità dai rischi connessi all'amnesia collettiva, alla negligenza, alle ingiurie del tempo e delle condizioni climatiche, dalla distruzione intenzionale e deliberata).

Erano anni che desideravo vederlo e non vi nascondo la mia emozione quando mi sono ritrovato davanti alla teca illuminata. 
Andate a vederlo è a Rossano, in Calabria e ditelo a tutti perché tutti devono saperlo, e devono sapere che la Calabria è cultura, è arte e storia e no solo ‘ndrangheta e pressappochismo.

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Il Codex contiene una miniatura che mi ha colpito molto - purtroppo vista solo proiettata durante la visita guidata - che rappresenta un Gesù nel Getsemani ed è considerato il primo notturno della storia dell'arte. 

Dal sito del Codex è possibile visionare tutte le miniature contenute all'interno. 


"Nella miniatura Gesù Cristo viene inserito in un paesaggio costituito da un suolo roccioso del Getsemani, in cui si scorge un orizzonte nero che rappresenta l'oscurità della notte, al di sopra del quale si intravede una striscia azzurra con stelle e luna crescente. Un ampio intervallo e una roccia elevata separano il Cristo di destra, prono in preghiera, dal Cristo di sinistra, colto nell'atto di svegliare gli apostoli, le cui figure sono quasi del tutto indecifrabili a causa dell'usura della pergamena."

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