mercoledì 26 aprile 2017

Sentiero Francese - Tracciolino



Sentiero dei Francesi, Selvaggio Viola o Sentiero del Vino tutti nomi (in realtà indicanti parti diversi del percorso) attribuiti ad uno dei sentieri più suggestivi della Calabria tirrenica. Certo è vero ognuno di questi nomi ha del magico e del leggendario e ognuno si accosta perfettamente alla natura del territorio e dello stesso sentiero che diramandosi tra i vigneti nella parte più sommitale si sprofonda precipitando per oltre 300 metri con una pendenza del 51% e attraverso 801 gradini quasi a ridosso del mare. Quasi, perché l’accesso ultimo attraverso proprio la porta francese è sbarrato da un ulteriore precipizio di 10 metri. 

Ipoteticamente questo sentiero altro non sarebbe che una continuazione del Tracciolino, famoso itinerario della costa tirrenica che si snoda a mezza costa partendo dall'abitato di Palmi e salendo il costone Sant'Elia. Tuttavia, benché alcuni studiosi del posto, sostengano vivacemente questa tesi, a tutt'oggi non esiste e non è stata trovata alcuna traccia del vecchio collegamento tra i due sentieri che dunque restano due itinerari a se stanti. 

La partenza ipotetica del "sentiero dei Francesi" risulterebbe a ridosso dei "piani della corona" immediatamente dopo lo svincolo autostradale Bagnara Calabra; tuttavia anche da questi non vi è collegamento sentieristico che conduce alla sommità del costone Gramà che risulta pertanto raggiungibile attraverso una strada d'attacco in località Ceramida. 

Piani della Corona

Una volta cominciato l'itinerario che conduce a ridosso del mare, lo spettacolo risulta mozzafiato con l'imbocco dello stretto che sembra risucchiare il mare e spingerlo verso sud in un'incessante increspatura di spuma bianca. Scilla e Cariddi ci sono compagne. 

l'imbocco dello Stretto di Messina

A ricordare l'antica vocazione di questo territorio, sono i numerosi terrazzamenti, le armacie e i vigneti. A dir il vero tutto il costone è terrazzato e testimonianza sono gli innumerevoli gradini (801) che è necessario scendere e dunque risalire in un alternarsi di colori talora surreali. Antica vocazione quella della coltura della vite che ha consentito la produzione di pregiate uve quali Zibibbo, Malvasia e Prunesta. 


vigneto a strapiombo sul mare

L'inizio della discesa è immediatamente contrassegnato dallo spettacolo offerto da Bagnara, del suo Porto e della Torre di Ruggero splendido esempio di architettura aragonese, oggi in stato di completo abbandono e degrado. 

porto di Bagnara e Torre di Ruggero


porto di Bagnara

La vocazione alla pesca è immediatamente evidente con le innumerevoli imbarcazioni che ci accompagnano durante tutta la discesa.

Pescereccio

Per spostarci sul Tracciolino siamo stati costretti a percorrere un pezzo di tangenziale; quasi a ridosso dello svincolo autostradale grazie a una strada in cemento è consentito l'arrivo fino in località Madonna della Neve, dove è presente una vecchia fattoria (oramai in disuso e ridotta a rudere). Il posto viene indicato dai locali come “Latteria di Mauro” in quanto negli anni ’50 il proprietario terriero aveva impiantato un’azienda agricola con un moderno allevamento di bovini per la produzione di latticini che fu attiva fino al 1965. Vi è presente una vecchia chiesetta, senza alcun pregio architettonico e anche questa in totale stato di abbandono, dedicata per l'appunto al culto della Madonna della Neve. Pochi sanno però che la Chiesetta è stata edificata lì dove, qualche secolo prima, si verificò un miracolo. Il miracolo appunto della neve. Si narra che a quei tempi una grave siccità aveva ridotto allo stremo le popolazioni contadini della zona, ucciso gli animali e bruciato i raccolti; cosi gli abitanti del posto si rivolsero alla Vergine implorandola inginocchiati tra le zolle riarse e la polvere che il vento spingeva nei loro occhi. Implorarono che la siccità avesse fine. Fu' cosi mentre donne, uomini e bambini pregavano il cielo che ancora ardeva si incupì e cominciò a far cadere fiocchi di neve che coprirono di bianco tutto il pianoro. Lì dove il miracolo avvenne, fu' edificata la chiesetta in onore delle Vergine e del miracolo ricevuto.


chiesetta della Madonna della Neve

Proseguiamo il nostro itinerario attraverso il Tracciolino, sentiero unico per bellezza paesaggistica ma privo di qualsiasi manutenzione; risulta infatti "distrutto" nella parte iniziale dove appare lavorato con un mezzo meccanico e abbandonato totalmente alla vegetazione nel tratto restante. 

pastorizia calabra

lungo il tratto intermedio del Tracciolino

a strapiombo sul mare

Avevo portato, come faccio spesso, con me un libricino di poesie e mentre scendevo lungo il costone che mi avrebbe condotto nella galleria scavata nella roccia, mi sono fermato e ho letto. Ho letto una bellissima poesia di Antonino Mallamaci tratta dal suo libro: Ci sono solchi, dalla quale traggo una frase che racchiude l'essenza di questa escursione e di queste foto: "a ogni cosa che appariva tanto e si è mutata in nulla". 


martedì 25 aprile 2017

25 aprile


Quelli che chiamano i liberatori
furon stati i tuoi uccisori
ti hanno inseguita e derisa
ti hanno stuprata tra mille risa

Li han coperti di medaglie al valore
ben sapendo che non era onore,
ma solo un mucchio di gente vigliacca
solo un errore, una gran patacca

Scendevan dai monti i tuoi uccisori
armati di odio dai nuovi oppressori
bruciavan le case di chi rimase fedele
impalando i bambini sopra ogni stele

Vennero ad essere ringraziati
molti di loro anche deputati
uno su tutti assurse pubblicamente
di diventare il nuovo presidente

Furon cosi cancellate
le tue grida disperate
da quel popolo che nulla vedette
delle scorribande e delle vendette
di quel manipoli di assassini
che trucidò anche i bambini

E questa è solo una poesia
di chi non si piega all’ipocrisia
di chi non onora gli assassini
del 25 aprile degli Arlecchini.


mercoledì 19 aprile 2017

senza titolo

sei nato da un seme
portato dal vento
lì sulla collina di Spartivento
su una rupe affacciata nel mare profondo
senza sapere nulla del mondo

sognavi di crescere veloce e forte
scappar dalla roccia che ti imprigionava
                                   [da quella roccia che t’amava]
sognavi di mondi che mai vedesti
sognavi di nuovi universi

il tempo correva troppo veloce
per un Fico d’India sognatore

t’accorgesti in un solo istante
nell’estate che non se ne andava
che al di là di ogni speranza
la tua vita ti bastava

e quella rupe che fu carceriera
svelò adesso il suo vero volto
era lì che sognavi di stare
era lì che volevi restare

fu tardi, ahimè, grande fico
mentre crescevi a menadito
mentre speravi di volare
di quando te ne volevi andare

fu cosi che si spezzò
furono le tue grandi pale
e la roccia ti liberò
nel di sotto mare abissale

mentre morivi tra le correnti
ti voltasti verso la tua rupe
vedesti scorrere torrenti
vedesti le lacrime più truci

e capisti solo allora
che colei che ti accoglieva
non ti era carceriera
ma era solo la tua dimora


martedì 11 aprile 2017

senza titolo 11/04

ripenso stasera a quello che è stato
alle carezze ai sbuffi a un bacio rubato
a quando aspettavo che il tempo passasse
per farmi portare dai tuoi baci tra mille galassie

ripenso che è ora quello che voglio
lo scrivo leggero su questo foglio
e tu, che credi che sia finita
è appena iniziata la nostra vita

guarda lontano e non ti fermare
mentre continuo ad accarezzare
sfioro le dita del nostro seme
Guarda! E’ qui la nostra speme