lunedì 28 agosto 2017

Cascate Teresa e Paola


Son Teresa e Paola l’ultimo specchio d’acqua di questa estate passata tra le vallate del mio Aspromonte. Siano due questa volta, gli irriducibili, gli arditi. 
Santa Cristina d’Aspromonte non è proprio dietro l’angolo ma ne vale la pena, almeno così dicono. 

Arriviamo all’imbocco del piccolo sentiero che scende lento accanto ai resti di un vecchio ponte, un odore acre ci avvolge, brucia la gola, pizzicano gli occhi il bosco brucia. 
Lento il pennacchio di fumo si innalza per poi ricadere sospinto verso il basso ad abbracciarci, non era questo il benvenuto che m’aspettavo.





Massi di granito sbarrano il cammino zigzaghiamo a destra e sinistra ora in alto ora in basso, guadiamo, saltiamo e cadiamo. Omini di pietra come totem guardiani del nostro passaggio. 

Ci siamo: “la sento”; eccola Teresa si staglia dal cielo verso il basso in un fragore tumultuoso, nebulizzando l’acqua che Paola da più in alto gli regala. Ci fermiamo, è questa la prima tappa del nostro “viaggio”. Quindici minuti, mezz’ora, un’ora non abbiamo fretta, oggi no.

Cascata Teresa

Totem

Ripartiamo “c’è da salire”. Sembra un’ascesa verso l’inferi la querceta che ci accoglie, secca, arde di foglie macilenti e crepitanti al nostro passaggio, è un attimo e c’è poco da ridere si va giù e il letto è di granito appuntito. Siamo sul crinale adesso si scende, non è un sentiero. Improvvisiamo verso il basso, i rami d’appiglio ci aiutano a scendere. 

La vedi quando sei lì a pochi metri, Paola. Avvolta nell’ombra che si squaglia al sole riscaldando le pietre sotto i piedi nudi, fremiamo per tuffarci. E’ tutta qui la vita.

Cascate Paola






sabato 26 agosto 2017

La "nuova" Pro Pellaro

Nell'epoca liquida in cui viviamo caratterizzata dalla cultura del disimpegno e della discontinuità c'è qualcuno che va in controtendenza dimostrando impegno e continuità. Ieri sera presso il Katanhouse di Punta Pellàro è stata presentata la "nuova" Pro Pellaro. 





La Pro Pellaro nasce ufficialmente nel 1919 ad opera dicono di un odontotecnico che mette insieme un gruppo di ragazzini locali e gli fa indossare i colori dell'epoca. La maglia interamente nera viene solo successivamente smorzata da una linea bianca, la siffatta resterà la maglia ufficiale. La squadra socializza e i tornei iniziali sono dunque quelli dei bar e dei rioni e a volte, seppur raramente, si oltrepassano i confini geografici di San Gregorio o Bocale per andare a giocare contro la Bovese o la Gallicese.

Da un estratto del libro "Storia della Pro Pellaro 1921"

giovedì 24 agosto 2017

Museo-Osteria il Tipico Calabrese

Una serata alternativa all'Osteria-Museo il "Tipico Calabrese" di Marcello Manti in località Cardeto. Non una semplice osteria ma un vero e proprio museo dell'arte e della cultura rurale calabrese. Vigore e rigore documentaristico accompagnano ogni visitatore tra i profumi e i sapori talora dimenticati, della cucina tipica del vallone del Sant'Agata. 

Mi sono recato per la seconda volta ieri sera con un gruppo di amici. L'accoglienza di Marcello come al solito ha superato ogni mia aspettativa; il nostro tavolo all'interno del piccolo "privé" ricavato su un lato del locale sembrava distillare un'aria familiare, un'aria di fanciullezza e spensieratezza. 

E' tra l'esposizione del piccolo museo ecco gli odori stuzzicarci il naso: frittelle di fiori di zucca, formaggi, il capocollo e il lardo e poi ancora zucchine sott'aceto e 'nduja messa a scaldarsi su mini crogiolo di terracotta. Chiudo gli occhi. Tutto a km 0. C'è chi di km 0 si riempie la bocca e c'è chi come Marcello ne fa uno stile di vita, di cultura. 






Il Tipico Calabre è arte e cultura quella genuina, quella dei libri e dei racconti dei nostri nonni, dell'anziano pastore del paese, del contadino, del ricottaro. E' cultura allo stato puro. All'interno del Tipico Calabrese ritorni indietro negli anni '50, '40, '30 ritorni indietro e puoi vedere Gerhard Rohlfs avvicendarsi per le strade del paese con i suoi pantaloni alla zuava tra un termine greco e uno tedesco mentre spia le donne tessere la lana. 

E' questo il Tipico Calabrese ed ecco perché non andarci vuol dire perdersi un pezzo dell'anima di questa regione, dell'anima ancora immacolata e priva di difetti. Andateci e quando sarete li chiudete gli occhi e respirate profondamente...


mercoledì 23 agosto 2017

Spugne da cucina e Batteri


In uno studio pubblicato da un team di ricercatori su Scientific Report del 19 Luglio scorso è stato analizzato il microbioma presente sulle spugnette da cucina proprio quelle utilizzate per lavare i piatti e le superfici.

E’ emerso che per ogni centimetro cubico è possibile rilevare oltre 50 milioni di batteri alcuni potenzialmente pericolosi. All'interno di un ambiente domestico, le cucine ed i bagni possono fungere da "incubatori microbici", a causa della continua inoculazione di nuove cellule batteriche dall’ambiente esterno (mediante nuovi cibi) e dall’ambiente interno (espulsi con le feci) e il successo di colonizzazione di questi batteri dipende da condizioni ambientali, come ad esempio l'umidità e dalla disponibilità di nutrienti particolarmente ricchi nei suddetti ambienti.

Uno studio portato avanti da Ojima e colleghi nel 2002 ha evidenziato come le spugne da cucina siano gli oggetti più “contaminati” della casa albergando il maggior numero di coliformi (batteri che si trovano nelle feci) di ogni altro ambiente ed oggetto, potendo altresì offrire dimora a microrganismi patogeni come Campylobacter spp. (responsabile di sindromi diarroiche anche gravi), Enterobacter cloacae (infezioni), Escherichia coli (infezioni anche gravi), Klebsiella spp. (infezioni anche gravi), Proteus spp., Salmonella spp. (sindromi diarroiche e tifo addominale), e Staphylococcus spp.(infezioni della cute e dei tessuti molli).




Sono stati proposti numerosi metodi per mantenere basso il numero di batteri presenti nelle spugne da cucina come il trattamento all’interno del microonde o sotto raggi UV o il trattamento con agenti chimici come la candeggina; tuttavia benché in laboratorio i risultati siano apparsi promettenti non vi è stato un riscontro pratico, infatti con metodi casalinghi la riduzione della carica batterica non andava oltre il 60%. Inoltre è stato evidenziato come le spugne cosi contaminate non solo fungano da serbatoi microbici ma rappresentino i veicoli per la contaminazione di altre superfici.

Lo studio di Cardinale e colleghi ha preso per la prima volta in considerazione le popolazioni microbiche attive sulla superficie e all’interno delle spugne con un approccio “coltura-indipendente”, ovvero i microrganismi non sono stati coltivati su appositi terreni ma bensì ne è stato ricercato un frammento del loro materiale genetico.

Le conclusioni non sono incoraggianti infatti se già era chiaro che la riduzione della carica batterica con metodi tradizionali appariva insufficiente, questo studio ha messo in evidenza anche la possibilità che la sanitizzazione rappresenti un vantaggio selettivo per i batteri potenzialmente pericolosi. L’unica soluzione certa appare essere la sostituzione delle spugnette da cucina a cadenza settimanale.

References: 

martedì 22 agosto 2017

Mostra Fotografica "Aspromonte Invisibile" call 2017


Nelle acque dell'Aspromonte si nasconde un segreto; creature invisibili popolano un mondo fiabesco dove il più piccolo può mangiare il più grande e dove nulla è per come appare.
Sono loro il popolo invisibile delle acque interne.

"Aspromonte Invisibile" sarà una mostra fotografica che vi mostrerà un lato per nulla conosciuto che si nasconde ai nostri occhi.

Oltre 200 stampe, tutte originali, della grandezza 30x40cm corredate da ricche didascalie vi accompagneranno in questo viaggio che sono sicuro non potrete dimenticare facilmente, affinché riusciate a guardare un piccolo rivolo d'acqua con occhi nuovi.

La mostra sarà organizzata nel periodo di Natale a Reggio Calabria. Se qualcuno è interessato a sponsorizzare e patrocinare l'evento mi contatti in privato.

Informazioni più dettagliate a partire dal mese di Settembre.

L'immagine mostra Macrocyclops albidus un piccolo copepode (un crostaceo) presente nelle acque dolci. Sono visibili i ricettacoli delle uova. Acqua prelevata nei pressi di Chorio di Roghudi escursione GEA 2017



domenica 20 agosto 2017

Gambarie - Montalto in notturna



Siamo noi le luci tremule nella notte dell’Aspromonte.
Non siamo mille né cento stavolta siamo quattro.
Camminiamo passo dopo passo su un sentiero inondato di bosco, sì del profumo del bosco quello vero quello di foglie bagnate. Camminiamo nella notte delle notti, senza luna da farci da nocchiere ma mille e mille e mille stelle a velarci il capo come a non esser degni di tanto splendore. Voltiamo sui sentieri dell’Aspromonte facendoci inondare dalla magia della notte che abbraccia i faggi e i castagni, che rende le querce più maestose. Ogni rumore è tremitio di luci in ogni direzione. Camminiamo lenti ora più spediti e saliamo arditi pendii rocciosi, letti di torrenti avventizi che slavano il terreno dopo ogni pioggia.
L’Aspromonte e i suoi torrenti che torrenti non sono o lo sono ma dalla memoria troppo corta. Ricordano noi i calabresi facili alle piene improvvise e alle lunghe seccate. 


Quasi senza rendercene conto siamo fermi: Puntone dell’Albara. Ci sdraiamo tra il verde che circonda i ginepri. Il cielo è immenso, una volta stellata senza poeta e senza pittore, incanta rapisce e stordisce. Orione, le Pleiadi e l’Orsa Maggiore e poi le stelle cadenti una due tre non le conto più. 


Ripartiamo siamo quasi in cima, pochi metri un ultimo strappo ed ecco siamo a Montalto. “Strada veloce o strada dolce?” “Dolce” senza esitare. Saliamo saliamo e saliamo ancora, ogni tanto mi volto e due luci mi seguono. Arriviamo, siamo in cima ecco il Redentore.
Trattengo il fiato in un lungo silenzio chiedo perdono.
Il vento soffia e il rosario che qualcuno ha messo in mano si stira, balla sembra un respiro.
Andiamo.
Una due tre forse cinque tende. C’è gente che dorme. “Ci avranno sentito?”, ci sdraiamo di nuovo senza tetto ma coperti di nuovo dalla volta stellata quella della vetta dell’Aspromonte.


Mi infilo nel sacco a pelo, chiudo gli occhi e poi li riapro una due tre mille volte per ripetere all’infinto lo stupore. Mi addormento.
E’ quasi l’alba una falce di luna taglia il cielo che comincia a schiarire. Odoriamo di fumo, del fumo del fuoco acceso a pochi passi per scaldarci. L’odore del fumo della macellazione del maiale.
La falce schiarisce ed eccone un’altra rossa di fuoco.
Ora è una palla, inonda di luce il cielo scompare la luna le stelle e il firmamento.
Adesso son sveglio.
E’ l’alba di un altro giorno.


Gambarie - Montalto
notte tra il 19/20 agosto 2017

venerdì 11 agosto 2017

Cascata Linnha


C’è il paradiso nascosto nel mio Aspromonte e io l’ho visto.


Si scende ripidi lungo un costone di roccia dalle iridescenze ocracee, in mezzo al verde brillante delle felci chiazzate di giallo; i faggi e i castagni pieni dei loro frutti, ricci avidi ispidi, che lasciano il posto a rari fichi addomesticati e di nuovo inselvatichiti come l'irrequieto e perennemente insoddisfatto carattere calabro; poi i peri, quei peri che nati indomabili sono stati addolciti da pastori erranti affinché ogni forestiero, assetato ne potesse assaporare la polpa. 



Si scende nel cuore del mio Aspromonte tra le assolate pietraie e le ginestre sfiorite, tra sprazzi d’ombra o sotto il sole che picchia, rimbalza e ripicchia. Abbaglia. 
Il greto è vicino, come ingoiato dalle rocche che svettano al cielo. Siamo lì, enormi massi bianchi levigati nei secoli ci accolgono, il profumo dell’inula e poi della menta, gli equiseti e le mille farfalle dai cento colori: rosse, gialle, bianche, nere e libellule e grilli e cavallette e cicale. Sì, deve essere così l’ingresso dell’Ade, ne sono convinto. 



Avanti, il rumore scrosciante sempre più forte; eccola la sento vicina, la posso vedere. L’acqua sfavilla di mille lucciole dal verde all’azzurro al blu più profondo, lì proprio lì dove non si tocca, attorno gli ontani e i faggi e i fichi, gli equiseti e la menta, le trote e i girini. Si deve essere così il paradiso. Né sono convito è lì nel mio Aspromonte.