venerdì 28 luglio 2017

IL MICROBIOLOGO FIGURA FONDAMENTALE NEI CONTROLLI SANITARI SUI MIGRANTI IN ARRIVO E OSPITI DEI CENTRI DI ACCOGLIENZA

Dalla sinergia dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), l’Istituto superiore di sanità (Iss) e Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm) sono nate le nuove linee-guida “Controlli sanitari all’arrivo e percorsi di tutela per i migranti ospiti nei centri di accoglienza”.

Con questo documento si prende, finalmente, consapevolezza che la salute delle popolazioni migranti in arrivo nei nostri porti deve essere necessariamente vagliata a 360°; lo specialista microbiologo entra a pieno diritto tra le figure che si dovranno occupare della vigilanza sanitaria e assurge a figura fondamentale nella diagnostica di: tubercolosi, malaria, malattie sessualmente trasmesse (IST), HIV, HBV, HCV e delle parassitosi intestinali.

Già da tempo, io stesso e numerosi altri studiosi ben più titolati di me avevamo puntato l’attenzione sulla necessità di attuare uno screening attento alle principali patologie infettive come appunto tubercolosi e HIV; grazie a queste raccomandazioni si aggiungono importanti malattie d’affezione come le infezioni a trasmissione sessuale e le parassitosi intestinali; i pazienti che in presenza di segni e sintomi compatibili con la presenza di un parassita, secondo quanto indicato, dovranno essere sottoposti ad esame coproparassitologico per rilevarne l’eventuale presenza.

Dunque è ben chiaro che senza una presa di coscienza della figura centrale del microbiologo, nulla di più che la stesura di questa linee guida può essere fatta. Le professionalità acquisite durante gli anni di università e di specializzazione da personale altamente qualificato come appunto lo specialista in microbiologia e virologia possono e devono essere messe a disposizione della comunità.

Speriamo il tutto non si concluda con la solita corsa ad accaparrarsi tutta la torta da parte di altre figure professionali che, nonostante rivestano anch’esse un ruolo di fondamentale importanza nell’informazione e nella diagnosi clinica di primo approccio devono necessariamente essere coadiuvati da specialisti nella diagnostica microbiologica, questo al fine di un’offerta professionale e seria per la salute dei pazienti.




collegamento iss:

martedì 25 luglio 2017

IN DIFESA DELLA NOSTRA PROFESSIONE

Se anche chi vende dolci ed è laureata (forse) in Scienze dell’Educazione prescrive diete, possiamo affermare di aver raggiunto il fondo? O già lo stiamo raschiando?

Ogni giorno ricevo diversi messaggi attraverso il portale Messenger, per la maggior parte si tratta di richieste nell’ambito microbiologico, la mia professione, una piccola parte è spazzatura, poi ci sono i messaggi dei “temerari”. Si, i temerari che senza alcuna qualifica specifica come si diceva qualche anno fa senza “arte né parte” si elevato a cultori, ora di questa ora di quella, materia.

Oggi ricevo un messaggio di una tale Concetta Roberta (https://www.facebook.com/concetta.roberta) titolare a quanto si evince dalle sue “informazioni” di un negozio di dolci. Si avete letto bene, dolci! Titolo di studio: Scienze dell’Educazione (non si capisce se laureata o meno) la quale con molta disinvoltura, dopo aver richiesto l’amicizia mi recapita il seguente messaggio: “Ciao, piacere mi presento, io sono Concetta e mi occupo di prendermi cura delle persone che vogliono tornare in forma grazie ad un programma alimentare che io stessa ho seguito in primis, 100% naturale, privo di qualsiasi conservante, che mi ha aiutata a perdere peso ed eliminare accumuli adiposi. Non serve solo per perdere peso ma anche per star bene con il proprio corpo. Se sei interessato o conosci qualcuno a cui potrebbe interessare io sono a vostra disposizione. Grazie e scusa il disturbo”.

Lasciamo perdere la sintassi e la grammatica, ma ho letto bene? Mi sta propinando una dieta? A me? Dopo qualche minuto di riflessione, per lo più per riprendermi dallo sconquasso causatemi da certa gente scrivo la mia risposta: “Salve, lei è un laureato in discipline scientifiche? Un biologo o un medico? Suppongo di no. Io sono un biologo specialista in Microbiologia e Virologia, ho studiato 3+2+4 per un totale di quasi 10 anni! Lei quanto per propinare su facebook un qualcosa di cui non ha la minima idea? lo sa che sta violando la legge? Che sta abusando di una professione per cui non ha titolo? I nutrizionisti devono necessariamente essere laureati in Biologia o Medicina e sono gli unici che possono prescrivere e/o consigliare diete. Provvederò oggi stesso a segnalarla all'ufficio legale del mio ordine di appartenenza oltre che alla locale stazione dei carabinieri che provvederà a deferirla presso la procura della Repubblica!”

Non vi tedio con la successiva risposta, intrisa di insulti, perché non merita ulteriore spazio. Invece scriverò ancora qualche riga sulla nostra professione e professionalità. Dal sito ONB “l’art. 3 della legge 24.5.1967, n. 396 afferma testualmente che formano oggetto della professione di biologo le attività di “valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell’uomo”. Del resto la stessa giurisprudenza amministrativa ha confermato che, oltre alla legge, costituisce fondamento delle competenze del biologo il decreto del Ministero di Grazia e Giustizia n. 362/93. Il decreto attribuisce ai biologi la “determinazione della dieta ottimale individuale in relazione ad accertate condizioni fisio-patologiche…la determinazione delle diete ottimali per mense aziendali, collettività, gruppi sportivi, ecc., in relazione alla loro composizione ed alle caratteristiche dei soggetti (età, sesso, tipo di attività)… la determinazione di diete speciali per particolari condizioni patologiche in ospedali, nosocomi…” (v. Cons. Stato, sez. V, 16.11.2005, n. 6394, in Foro Amm. Cons. St. 2005, 3305). (http://www.onb.it/faq-biologo-nutrizionista/).

Nessuna altra figura professionale oltre al Biologo e al Medico può consigliare o prescrivere diete. Non può farlo il Dietista che è un mero esecutore di quanto prescritto dalle suddette figure, non può farlo assolutamente il Farmacista in quanto non ha le minime competenze e tanto meno figure anomale come il Personal Trainer delle palestre o figure abiette dalla professione come appunto un pasticciere.

Dunque non affidatevi a chi di mestiere fa altro vende dolci o patatine, non affidatevi a ciarlatani ma affidatevi a professionisti seri, che hanno studiato anni per poter comprendere al meglio le vostre esigente nutrizionali. I Biologi ne hanno tutte le competenze sceglitene uno e fatevi seguire.

La signorina ovviamente sarà segnalata all’ufficio di competenza del mio Ordine professionale.





martedì 11 luglio 2017

Cancro al seno e batteri

Il cancro al seno è la principale causa di morte tra le donne a livello mondiale e negli Stati Uniti, a 1 su 8 donne sarà diagnosticato nel corso della vita. I moderni approcci terapeutici includono la chemioterapia, la radioterapia e/o la chirurgia, e studi recenti hanno dimostrato che il microbioma del seno può svolgere un ruolo importante nell'efficacia delle diverse terapie. Gli antibiotici ad esempio possono influire sull'efficacia della chemioterapia, e alcuni farmaci contro il cancro come la Ciclofosfamide, possono essere influenzanti dalla microflora microbica della mammella. 

Alcuni studi hanno dimostrato che gli interventi di chirurgia bariatrica possono influenzare, enormemente la microflora intestinale, lo stesso è stato ipotizzato possa accadere a livello della ghiandola mammaria. 

I batteri possono avere un impatto sistemico, in quanto influenzano l'induzione, la formazione e la funzione della risposta immunitaria. La recidiva neoplastica sembra essere legata alla disbiosi batterica, che si sviluppa dopo un intervento importante come quello di mastectomia, di ricostruzione del seno. 

Il microbioma del seno può quindi influenzare la suscettibilità e la ricorrenza del cancro e i batteri commensali possono influenzare la risposta alla terapia modulando il microambiente tumorale.

Una vasta popolazione di batteri colonizza la ghiandola mammaria. In uno studio su 81 donne in Canada e in Irlanda, i taxa più abbondanti nei campioni canadesi erano Bacillus (11,4%), Acinetobacter (10,0%), Enterobacteriaceae (8,3%), Pseudomonas (6,5%), Staphylococcus (6,5%), Propionibacterium (5,8%), Comamonadaceae (5,7%), Gammaproteobacteria (5,0%) e Prevotella (5,0%). Nei campioni irlandesi i taxa più abbondanti erano Enterobacteriaceae (30,8%), Staphylococcus (12,7%), Listeria welshimeri (12,1%), Propionibacterium (10,1%) e Pseudomonas (5,3%). I batteri che si ritrovano all’interno della ghiandola mammaria, sono indipendenti dall’eventuale storia di lattazione, ovvero si ritrovano anche in donne che non sono state allattate. 

Le donne con cancro al seno hanno una maggiore abbondanza di Enterobacteriaceae, Staphylococcus e Bacillus rispetto alle donne senza neoplasia. E. coli, membro della famiglia Enterobacteriaceae, sembrerebbe essere strettamente legato con lo sviluppo della malattia, inoltre alcuni batteri possono produrre tossine in grado di danneggiare il DNA delle cellule mammarie. 

Lactobacillus acidophilus, un probiotico molto comune trovato nello yogurt e nel kimchi, può raggiungere la ghiandola mammaria dove sembra svolgere una funzione anti-neoplastica. Le donne che ingeriscono i prodotti fermentati del latte, dunque, possono avere effetti antiossidanti protettivi. Il trattamento probiotico è correlato con una significativa diminuzione dell'abbondanza di Escherichia coli e un significativo aumento di Bifidobacterium. Lactobacillus e Lactococcus spp. risultano essere molto più comuni nei tessuti sani rispetto a quelli neoplastici, e dunque secondo i ricercatori dell’Università di San Francisco, svolgerebbero una funzione protettiva. 

Sfruttare i microbi per l’eventuale approccio terapeutico, completo, sembra essere una promessa molto accattivante. 


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sabato 1 luglio 2017

Tetano e Vaccini

In riferimento al caso di Tetano di questi giorni.

Clostridium tetani è un batterio anerobio stretto, nel gergo microbiologico significa che cresce e vive bene solo in assenza di ossigeno il quale gli risulta fortemente tossico, uccidendolo.

Produce spore, che sono un meccanismo messo in atto dal batterio per resistere alle condizioni più estreme ad esempio proprio la presenza di ossigeno; le produce ad una estremità della cellula, tanto da conferire allo stesso la morfologia a “bacchetta di tamburo”.

Clostridium tetani produce due tossine la “tetano-lisina” e la “tetano-spasmina”, quest’ultima è una neurotossina responsabile delle manifestazioni cliniche della malattia.

In parole povere e senza dilungarci sulle alterazioni biochimiche che la tossina induce, basta sapere che questa si lega a particolari proteine che regolano il rilascio di neurotrasmettitori (molecole implicate nella contrazione muscolare), nello specifico blocca il rilascio di quei neurotrasmettitori inibitori, cioè che impediscono la contrazione. Il mancato rilascio provoca un’attività incontrollata delle sinapsi eccitatorie con conseguente paralisi spastica. Il legame della tossina è irreversibile.

La modalità più comune d’infezione è una ferita profonda, come ad esempio quella causata da un chiodo, alla base della quale le spore del batterio, in ambiente privo di ossigeno, possano sporificare dare vita cioè a un nuovo batterio. La forma di tetano definita generalizzata è la più comune e ha il suo segno patognomonico (caratteristico) nel trisma dei muscoli facciali definito “serra mascelle” e noto come risus sardonicus. La paralisi è definita discendente perché comincia proprio dai muscoli facciali e “discende” verso il basso.

Risus sardonicus  foto dal Web

Esistono tre forme di evoluzione della malattia: le forme lievi (rare) che si risolvono in 2/4 settimane, le forme medie e le forme gravi che risultano da quadri clinici molto più complessi.

A distanza di tempo variabile a partire dalle prime contrazioni, insorgono crisi spastiche all’inizio rare successivamente sempre più ravvicinate. Durante le crisi si manifesta una contrazione involontaria e dolorosa di tutta la muscolatura scheletrica. I pazienti vivono uno stato cosciente e doloroso attendendo l’attacco successivo. La contrazione della muscolatura laringea impedisce il respiro. I pazienti rimangono perfettamente sensienti, la temperatura si innalza fino a 40°/41° gradi, la sudorazione è profusa, insorgono tachicardia e ipertensione. Infine, la morte sopraggiunge generalmente per arresto cardiaco o asfissia.

Il periodo d’incubazione è variabile da poche ore a mesi ma in media è compreso tra 4 e 15 giorni. Se il paziente anche nelle forme gravi riesce a superare la fase acuta della malattia compresa tra i 2 e i 10 giorni, la risoluzione generalmente è buona e risulta completa. La letalità della malattia nel tetano grave è del 50%, la prognosi è peggiore nei neonati con un tasso di letalità quasi vicino al 100% e nei soggetti anziani.

La vaccinazione offre una protezione pressoché assoluta, non ha effetti collaterali se non rarissimi casi di eritema o gonfiore nella sede di iniezione. Il vaccino contro il tetano è OBBLIGATORIO nell’infanzia e attualmente il primo ciclo è effettuato con tre somministrazioni durante il primo anno di vita. Il primo richiamo è tra i 5 e i 6 anni.

Una piccola considerazione personale. Mi è capitato di rimanere molto colpito dal caso di tetano riscontrato in un bambino non vaccinato, ed è per questo che ho scritto questo articolo. Purtroppo attraversiamo un periodo di oscurantismo scientifico, forse senza precedenti da 200 anni a questa parte. Prendiamo atto subito della gravità della situazione. L’obbligo vaccinale va nella direzione giusta, non è più il tempo di permettere ai “laureati” del web di poter esprimere pareri, opinioni o consulenze su temi così delicati. E’ ora che si prenda posizione contro i colleghi biologi o medici che sono in contrapposizione con le attuali evidenze scientifiche, questi DEVONO essere radiati e allontanati dalla comunità di professionisti.

L’informazione scientifica è alla portata di tutti ma non tutti sono in grado di comprenderla e capirla, ecco perché si studia, ci si laurea e ci si specializza in un settore e lo si fa per offrire competenza, professionalità e per diffondere la buona scienza.

da ANSA: