sabato 17 giugno 2017

Appunti di un "Viaggio a piedi tra il Tirreno e lo Jonio" - Trekking Costa a Costa GEA 2017

I giorno
Lo Stromboli in fiamme su un piatto d'azzurro, ecco cosa porterò sempre impresso, indelebile ricordo dell'inizio di quest'avventura. Il gruppo sembra già "formato" anche se ci siamo visti per la prima volta solo da poche ore anche se con le presentazione personali si fa un po' fatica; qualcuno si imbarazza, altri invece sono molto espansivi. Qualcuno viene da Erba e si fa presto a ricordargli dell'odiosa strage commessa qualche anno fa', penso sia il colmo ricordare un evento di cronaca nera a qualcuno che viene in terra di 'ndrangheta. Altri vengono da Stoccolma, altri dall'Irlanda, da Roma, da Catania, stasera una fettina di mondo è a Palmi. Antonio, Saverio, Giovanni, Nicola e Valerio giocano a calcetto, io li guardo dal balcone della mia camera. Hanno lo sfondo del mare in fiamme e d'improvviso realizzi che tutto è semplice: il mare, il gioco, il fuoco. La mia stanza è favolosa. 

Stromboli

II giorno
Addormentarsi e svegliarsi con il rumore del mare che si infrange sulla battigia. Il rumore sordo, secco di un enorme porta container che spezza il silenzio muto della mattina. Sono le 5:30. Tauriana e San Fantino due perle per chi non c'è mai stato. La prima salita che incontriamo è quella verso Palmi. Ci fermiamo ad un affaccio sul mare, sotto di noi una spadara è intenta alla pesca dello spada, di colpo un grido e una vibrazione attraversa l'aria. L'arpione spezza l'acqua in una soluzione di continuo che si rimargina immediatamente, urla concitazione i motori sono spenti, il pesce è arpionato. Un'emozione senza eguali in quest'eterna lotta. L'ultimo strappo il Tracciolino, il caldo si fa sentire ma la salita è dolce. Arriviamo all'Antico Carro. In camera siamo io, Sandro, Guido e Nicola. 

Tracciolino


III giorno
Ho dormito si e no un'ora. Messaggio di "buongiorno" ad Antonio che alle 5:30 risponde spedito: "dove sei?". Usciamo a fare il primo chilometro della giornata, ritorniamo verso la madonna della neve tra i campi d'erba repleti di rugiada. Chi sa cos'è la rugiada? Penso che abbiamo perso il bello del semplice che ci circonda e forse in questi giorni, questo trekking può aiutarci a ritrovarlo. Partiamo. Tratto impegnativo tra rovi, felci e ginestre oramai quasi completamente sfiorite. A tratti sembriamo immersi nelle foreste del Borneo per la lussureggiante vegetazione e la micidiale umidità che ci inzuppa i vestiti. Tappa un po' pesante soprattutto sul finale. Saverio ha portato dei sali minerali da sciogliere in acqua, sono favolosi. Arriviamo da Carbone dove alloggiamo, assegnazione camere: io e Sandro. Esco a fare due passi dopo la doccia, l’aria è frizzante. Trovo lungo la strada che entra al villaggio De Leo delle fragoline di bosco, ne faccio scorpacciata. I sapori dimenticati della mia terra. 

Fede in Aspromonte

IV giorno.
La nottata è trascorsa abbastanza bene, mi sono svegliato alle 6 del mattino. La tappa si è presentata subito per quel che era: impegnativa. Fino al Passo delle due Fiumare abbastanza voliamo, qualcuno davanti corre un pochino ma siamo riusciti a ricompattarci in fretta. Ho intrattenuto qualche ospite illustrando alcune piante della nostra ricca flora tra le tante l’orchidea nido d’uccello, che si caratterizza per essere priva di clorofilla, ha riscosso particolare curiosità. Le Cascate del Cervo come tutte le cascate dell’Aspromonte sono difficili da raggiungere ma ne vale assolutamente la pena. A fine tappa sentivo tutta la stanchezza anche un leggero mal di testa. Il gruppo è compatto, si ride e si scherza con tutti. La cena favolosa al rifugio Biancospino, tutti soddisfatti eccetto Saverio che non mangiava gran parte delle pietanze proposte. Robertina mi manca, sarebbe stato bello se ci fosse stata anche lei. Le sarebbe piaciuto. Sono in stanza solo, chissà cosa mi toccherà scontare, per questa comodità, visto che tutti gli altri sono in camerate da 5 persone. 



Montalto

V giorno
Nottata tranquilla, mi sono svegliato alle 6. Ho guardato il cellulare e c’era un messaggio di Roberta. E’ strano il mondo senza internet, senza e-mail e senza facebook. Non è poi così male. Dopo una buona colazione a base di marmellate a km 0 partiamo per la nostra tappa, oggi valichiamo da monte Fistocchio. La salita è piacevole intervallata da diverse fontanelle dalle quali attingiamo acqua fresca. Oggi Nicola, Saverio e Giovanni a turno porteranno la macchina per diversi tratti sino a Natile. Al Passo della Cerasara imbocchiamo un sentiero e cominciamo a scendere. La pietraia assolata e Montalto sulla destra non ci sono parole per descrivere la bellezza di questo momento. L’Aspromonte con le sue montagne di Faggi di un verde turchese punteggiato dagli sprazzi di verde più scuro degli Abeti, siamo tutti a bocca aperta. La discesa verso Natile si fa sentire in tutta la sua asperità, camminare sulle pietraie non è facile. Scivolo in un bosco di querce. Alcuni richiamo la mia attenzione su un insetto “strano”, si tratta di un bellissimo Cerambide della Quercia, un altro meraviglioso incontro in questa terra aspra e severa. Eccola, Pietra Cappa di fronte al suo cospetto resto senza parole. Non so, ma si sente tutta l’energia che questo monolite sprigiona. L'aria vibra. A Natile siamo accolti come i “turisti”. Cena modesta ma ci sentiamo in famiglia, l’ospitalità di queste persone è disarmante. Stasera niente letto solo due stuoini e un pavimento, in camera siamo io, Antonio, Giovanni, Saverio e Sandro. 

Pietra Cappa

Notte...

VI giorno.
Siamo arrivati, ecco l’ultima tappa. Partiamo da Natile dopo aver mangiato pane olio e sale, come mi capitava da bambino quando a farlo erano i miei nonni. Ricordi rubati al tempo fugace. La salita è faticosa e esposta, beviamo quantità enormi di acqua. Il maestro rallenta e insieme a Nuccio si fermano all’ombra di un Lentisto. Il maestro ha una maglietta bianca che si avvolge in testa per evitare l’arsura […all’ombra de l’ultimo Lentisco s’era assopito un escursionista e aveva una maglia lungo il viso a coprirne il sorriso taratatatatata taratatatatata…]. Cominciamo a scendere e ci fermiamo in un’abitazione dove abbiamo la possibilità di rifornirci di acqua e frutta fresca portata dalla padrona di casa. Ci saranno 35 gradi e noi siamo nella Fiumara Bonamico. Il riverbero è accecante, il verde delle alghe si frammista a l’azzurro dell’acqua che scorre e sulle rive il giallo del secco riveste e ingloba tutto come una cornice. Guadiamo e cominciamo la nostra ultima salita, davvero. Vediamo il mare sempre più vicino, la statale la oltrepasso, un bacio a Roberta, sono arrivato è finita. 
Corriamo al mare, ci spogliamo, un bagno il vino di bianco, i sorrisi, ce l’abbiamo fatta.

Fiumara Bonamico