Ecco la trascrizione dell'intero articolo:
Il militare si era alzato presto, come faceva spesso, per godere di quell'aria fresca e di quella sensazione indefinibile che l'insenatura di Pellaro riusciva a dare nelle mattinate silenziose d'inverno. Era stata una notte piena di vento, uno strano vento caldo, e la gente, ignara di ciò che sarebbe avvenuto, si era serrata in casa sprangando usci e finestre. L'alba fu mite e ciò dava un senso di ritrovata fiducia nella vita dopo la turbolenta nottata. Le onde ormai attenuate scivolavano lente sulla spiaggia scandendo il ritmo del tempo, di un tempo che nascondeva, tiranno, la grande insidia.
Fu come in un incubo: tutto d'un tratto il militare ebbe la sensazione di perdere l'equilibrio: i piedi erano saldi sulla spiaggia, eppure egli non riusciva a tenersi dritto. Si girò di scatto e intuì il dramma: le case della "Madonnella" sbandavano e si torcevano come serpi in preda al panico; poi i tetti cominciarono a sgretolarsi, e poi i muri. Nell'immenso fragore della distruzione capì che qualcosa di più violento stava per succedere; le onde che poco prima battevano dolcemente sulla spiaggia, si ritirarono vistosamente da questa, lasciando scoperti ampi tratti di fondale. Ebbe il coraggio di alzare lo sguardo: dietro punta Pellaro il mare si era spaventosamente gonfiato e un'immensa onda si dirigeva velocemente sulla costa già martoriata. Fuggì in senso opposto con le forze che ancora gli rimanevano; l'onda lo colse sulla strada trascinandolo per molti metri senza però ferirlo.
Quando si riebbe, uno spettacolo orrendo gli si presentò davanti: là dove si estendeva, leggiadra, una delle più belle cittadine della provincia, non rimaneva che un enorme ammasso di macerie informi. Pellaro ebbe oltre 900 morti. Molti giovani, addormentatisi con tante idee e speranze per il domani, non rividero più la luce del giorno. Altri partirono da quella terra maledetta per non ritornare mai. I corpi straziati, scaraventati fuori dalle case dall'urto delle onde, giacevano nudi ovunque sulla strada, lungo la linea ferrata, sulla spiaggia. La potenza del maremoto fu tale che interi edifici a due piani furono letteralmente spazzati via. Il ponte in ferro sulla Fiumarella, dal peso di 75 tonnellate, fu strappato dai sostegni come un fuscello e spinto a monte. Per tutta la giornata del 28 dicembre si susseguirono centinaia di altre scosse che accrebbero l'angoscia e la distruzione. Il Re Vittorio Emanuele visitò le rovine, e la sera del 2 gennaio telegrafava a Giolitti descrivendo così la tragedia: "Oggi ho visitato la costa calabrese a sud di Reggio; Pellaro è letteralmente distrutta...".
Alfonso Frangipane, che faceva parte delle squadre di soccorso provenienti da Catanzaro, giunto nel nostro distrutto paese scriveva: "I derelitti implorano pane e ci indicano, con un gesto delle mani scarne e tremanti, il luogo dove era il loro paesello. Siamo a Pellaro, una spiaggia ricoperta di macerie confuse su cui sormontano tronchi d'albero, suppellettili domestiche e cadaveri, cadaveri nell'atteggiamento più straziante, preda di cani randagi".
Dopo il dramma, altri problemi, non meno gravi, si presentarono ai superstiti ed ai soccorritori: seppellire in fretta i cadaveri per evitare l'insorgere di epidemie, dare ricovero e cibo ai senzatetto e a quella moltitudine di persone che aveva abbandonato Reggio per cercare rifugio sulla infida spiaggia pellarese, trasportate i feriti gravi sulle navi-ospedale. I morti furono in parte sepolti in fosse comuni, in parte bruciati sulla stessa spiaggia di Pellaro. Lo slancio di solidarietà fu notevolissimo anche se i primi concreti soccorsi arrivarono solo 48 ore dopo il sisma. Dovette essere talmente forte l'impressione dello evento che ancora oggi è usuale riferirsi al terremoto del 1908 come ad una sorta di netta barriera tra il passato e il presente, come se quei pochi secondi d'inferno avessero sepolto un'epoca e creatone un'altra. Pellaro risorgeva, qualche anno dopo, un centinaio di metri più in alto, dove trovasi tuttora, e per molto tempo la sua bella marina fu un solitario e tetro riferimento per i pescatori e i malavitosi.
---
fda, 2025
https://francescodaleo.blogspot.com/
[Questo lavoro è concesso in licenza con CC BY-NC-ND 4.0. Per visualizzare una copia di questa licenza, visitare https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/ ] Foto: Archivio di Francesco D'Aleo

Nessun commento:
Posta un commento