domenica 18 settembre 2022

MADONNA DELLA CANDELORA - GIUSEPPE BOTTONE 1564

Nella visita a Pentedattilo di oggi, con mio enorme stupore, abbiamo potuto visitare la chiesa di Santa Maria della Candelora. Da sempre un mio grande desiderio, perché, benché la struttura sia modesta e vetusta, all’interno è custodita una preziosa opera rinascimentale attribuita a Giuseppe Bottone (metà del XVI sec. scuola messinese). L’opera è in pregiato marmo bianco e si presenta all’interno di una nicchia, sopra l’altare, ricavata in fondo al presbiterio; la scultura rappresenta la Madonna della Candelora. La Madonna si erge su una base poligonale nel cui scannello è rappresentata la Madonna della Provvidenza con Gesù bambino. L’anno di realizzazione è il 1564 come si rileva sul listello inferiore della base. Inizialmente attribuita a Giandomenico Mazzolo recentemente, grazie agli studi di Monica De Marco, è stata correttamente attribuita al Bottone. Le linee fini e delicate ne fanno un’opera di immenso pregio che meriterebbe di essere maggiormente valorizzata. Sono fermamente sempre più convinto che sia necessaria una traslazione delle opere rinascimentali ad oggi disperse nei diversi paesini del comprensorio reggino in una più consona struttura, dove si possano ammirare senza tutte le limitazioni e le difficoltà che, purtroppo, attualmente si incontrano. Alcune sono custodite in luoghi quasi inaccessibili. Alcuni esempi: la Madonna del Bosco di Podargoni andrebbe traslata e portata in città (attualmente le chiavi della chiesa sono in mano ad un privato), lo stesso per la Madonna dell’Alica “custodita” o meglio sequestrata presso la Chiesa del Santo Spirito di Pietrapennata (non sono riuscito mai a trovarla aperta). Come questi due esempi, tantissime altre opere di pregio e immenso valore attualmente non sono fruibili per i cittadini, non possono essere viste, ammirate, perché sequestrate in paesini dove alla bell’e meglio vi vivono dieci persone. Portiamole in città, allestiamo un museo o usufruiamo degli spazi già presenti insomma facciamo che queste opere vivano.






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