martedì 18 agosto 2020

Costa a Costa Kalabria Trekking 2020

Per un trekker nessuna sfida è più emozionante di un “costa a costa” e il trekking ideato dall’associazione Kalabria Trekking si inserisce a pieno titolo nell’agenda dell’escursionista curioso, avventuroso e intraprendente. Assieme a Giovanni e Roberta abbiamo scelto di percorrerlo in due giorni, in questo caldo, caldissimo mese d’agosto. È doveroso, prima di ogni cosa, un ringraziamento all’Associazione Calabria trekking per il supporto fornitoci: ci hanno chiamato il giorno della partenza e sono stati sempre presenti con più messaggi durante l’arco della giornata (all’arrivo avendo saputo la nostra impossibilità di raggiungere la stazione di Vibo-Pizzo si sono offerti di accompagnarci). Davvero un’ottima organizzazione. Ma veniamo al trekking, il percorso si snoda attraverso uno dei punti più stretti della regione, dal Golfo di Squillace a quello di Santa Eufemia, con partenza da Soverato e arrivo, dopo 55 km, a Pizzo Calabro. Da dire subito che è possibile fare il trekking in più tappe a secondo delle capacità dell’escursionista e della voglia di mettersi alla prova: 

1 giorno – lo fanno solo gli spacconi megalomani o coloro che vogliono mettersi in mostra. Non ha senso, non siamo mica in una marcia della morte. 
2 giorni – possibile per trekker di vecchia data allenati e che conoscono bene i propri limiti
3 giorni – possibile per “trekker della domenica”
4 giorni – fattibile da tutti o quasi

Noi abbiamo scelto di percorrerlo in due giorni, eccone il resoconto: 

Primo giorno
Soverato – Pretizzi – San Vito sullo Ionio – Lago Acero

Del tratto da Soverato a Petrizzi vi è poco da dire. Si percorre un tratto su spiaggia (camminare sulla sabbia con gli scarponi vi assicuro che non è il massimo). Qui la segnaletica è inesistente o almeno noi non siamo riusciti ad individuarla. Al termine di questo tratto si deve percorrere un pezzettino di statale (peccato) per poi, subito dopo un piccolo viadotto, imboccare un piccolo sentierino (qui il primo segnale) che termina poco dopo su un’altra strada (asfaltata). Il percorso prosegue in ripida (ripidissima) salita totalmente esposto e sull’asfalto per un tratto considerevole - vi assicuro che ho sofferto non poco in questo tratto - per giungere in prossimità di un segnale che indica di imboccare un sentiero. La quota guadagnata è considerevole circa 600m ma viene rapidamente persa, in una rapida discesa (a tratti sdrucciolevole) che porta sino all’abitato di Petrizzi. Da Petrizzi a San Vito sullo Ionio il tratto è molto più interessante, infatti, si lascia l’asfalto e si percorre il bellissimo tracciato dell’ex linea ferrata passando anche vicino alla vecchia stazione di San Vito sullo Ionio. Qui il sentiero è ben segnato, ma l’arrivo a San Vito potrebbe essere facilitato semplicemente effettuando un taglio di un centinaio di metri arrivando così direttamente sulla via principale. Il tratto da San Vito a Lago Acero è forse quello più duro di tutto il trekking ma anche il più interessante. La quota viene guadagnata in pochissimo tempo e a tratti il percorso risulta molto faticoso. 

Secondo giorno
Lago Acero – Monterosso – Pizzo 

Dal Lago Acero la salita si presenta abbastanza dolce, si guadagnano così gli ultimi 200m che consentono di raggiungere la vetta più alta del trekking (1050m). Qui la natura la fa da padrona, si cammina attraversando piccoli rivoli d’acqua contornati da immensi felci, immersi in una bellissima faggeta. Raggiunta la vetta comincia una ripidissima discesa prima all’interno del bosco e poco dopo un’area picnic sull’asfalto (ahimè). Qui la discesa (troppo ripida) sull’asfalto duro comincia a farsi sentire soprattutto sulle ginocchia e sui piedi. Il trekker non abbastanza preparato può risentirne parecchio. L’arrivo a Monterosso è pensato per attraversare in un sali scendi tutto il borgo. Accanto al bar autorizzato per l’apposizione della credenziale vi è una piccola bottega: non andateci, rischiate di perdere mezza giornata per la lentezza dei gestori. Salite di una 50ina di metri e troverete un'altra piccola bottega. Da Monterosso al Lago Angitola è forse il tratto peggiore perché oltre ad essere interamente asfaltato (fino al cimitero di Monterosso si deve percorrere un tratto di statale!) si perde una considerevole quantità di quota, sino ad attraversa un’affluente dell’Angitola, per poi recuperarle e riperderla di nuovo. Davvero sfiancante anche perché totalmente esposto. Il Lago Angitola è una bellissima oasi, peccato sia chiusa e si debba percorrere un altro tratto di strada ad alta velocità che costeggia il lago. Subito dopo un ristorante si trova l’imbocco dell’ultimo tratto che terminerà a Pizzo. Qui, davvero, se non si è ben allenati si rischia un malore. La salita è ripidissima, specialmente subito dopo la fattoria che si trova sul percorso, e prosegue dapprima all’interno di una sorta di torrente (impossibile percorrerlo se piove a causa delle pietre che potrebbero essere sdrucciolevoli) e poi lungo sentieri totalmente esposti, al termine dei quali si percorre un tratto asfaltato. La discesa verso pizzo all’inizio su sterrato diventa asfaltata e termina all’interno dell’abitato. Nota negativa: dall’abitato di Pizzo è impossibile raggiungere la stazione di Vibo-Pizzo se non in macchina (noi abbiamo percorso questi 3 km a piedi) oppure rivolgendosi ad un “taxista” locale che per “soli” 20€ è disposto ad accompagnarvi.

Se vi siete letti tutta sta manfrina bene, se no i punti salienti solo: 

Pro

- Bellissima spiaggia di Soverato 
- Caratteristico percorso lungo l’ex linea ferrata
- Lago Acero e la faggeta: una vera immersione nella natura
- Panorami mozzafiato
- Oasi naturalistica del Lago Angitola
- Tartufo all’arrivo
- Buona segnaletica
- Bella l’idea di attraversare i borghi
- Ottima assistenza in ogni momento da parte dell’associazione Kalabria Trekking

Contro

- Troppo asfalto (più del 65% almeno)
- Troppi tratti esposti
- Poche fontane
- Un sali scendi con guadagni importati di quota e perdite rapide
- Poco accoglienza dai commercianti 
- Lago Angitola chiuso
- A tratti la segnaletica è assente
- Assenza di mezzi che da Pizzo portino alla stazione

In sintesi vi sconsiglio di percorrerlo ad agosto o comunque nei mesi più caldi, tratti troppo esposti. In una valutazione su 5 stelle ne assegnerei 3. Avendo attraversato la Calabria in tre punti differenti, non lo rifarei. Il trekking ha un potenziale ma necessita – a mio avviso – di essere migliorato con la riduzione della quota d’asfalto e delle parti esposte, evitando quando possibile tutta quella serie infinite di sali scendi.

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mercoledì 5 agosto 2020

anima del mondo


Guardo i tuoi occhi
verdi come uno stagno
dove nel mezzo si apre
un abisso di nero
il cui fondo
tocca l’anima del mondo.
Il mio gatto mi guarda
e dice tutto; miagola,
mentre con il naso morbido
m’annusa la mano.
Ora è la sua lingua
che sfiora le mie dita
e ho un attimo fugace di stupore:
è ruvida e dura,
meraviglioso contrasto
di bellezza pura.


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Pellaro,
5.8.2020


martedì 4 agosto 2020

Podargoni: borgo dimenticato.

Stamattina sono stato a visitare il piccolo borgo di Podargoni e ne sono rimasto affascinato; la storia degli ultimi secoli si fonde e crea un'atmosfera unica che avvolge e strega. Passeggiando attraverso gli stretti vicoli che penetrano nel cuore profondo del borgo, tra case dirute e abbandonate si scorgono i frammenti di storie passate: una potenzialità turistica enorme.







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LU SURICICCHIU ELETTORALE

I viri nisciri cu l’occhi chiusi
comu surici da ‘nu purtusu
e ca scusa i ‘nu cafè e ‘na parola
ti surridunu pu loro usu;
a ciauri subitu ‘a sola,
picchi ne vidisti mai pedi pedi
quandu tra ‘na fossa china d’acqua
e ‘na muntagna i spazzatura
cercavi mi rivi mi travagghji
senza mi cadi e mi rumpi l’anchi.
Ora ‘anveci che è periudu elettorale
su tutti belli boni e amici
e mi ti spillano lu to’ voto
cuminciunu cu’ proclami
su autu e motu.
“Fazzu chistu e poi chiddatru
chi fu’ finu a ora esti nu scalmanatu,
non avi idea mentre ijeu’
sugnu ‘u re du penseru meu”.
E dupu tutti sti paroli
o quagghjiu “mi po’ fa nu favuri?
Mi ricandidu. ‘U sacciu
prima era a sinistra ora a destra
ma poco ‘mporta,
tu lu sai cunta lu’ cristianu
e no li culuri ca’ sbandieramu.”
E a storia ricumincia.
Lu suricicchiu appena eletto
torna ‘nta lu’ soi purtusu
e cu parole buriusi proclama:
“i futtimmu ‘natra vota
a sti quattru cugghiuni
ora stamu pasciuti e ‘ntanati
pi’ ‘atri vinti stagiuni”.


Pellaro,
28 Luglio 2020


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LA PANCA DEI BIFOLCHI


Oh viandante:

a Pellaro non ci facciamo
mancare niente
il mare il sole
e tanta bella gente,

abbiamo panchine
a volontà,
ma se poi non ti puoi
sedere: 'che ci fa'?

Ad esempio al municipio diroccato
fa da contorno una panca
dove vi si siede
la gente ‘stanca’,

e tra fiumi di vino
da quattro soldi e birre peroni
ogni sera volano
sovente paroloni;

se ti capita di passare
devi farlo a distanza
per non essere travolto
da quei senza speranza,

ma stanne pur certo
che se avrai voglia e curiosità
nei caldi pomeriggi estivi
l’ilarità non mancherà,

e in quel miscuglio
di tanti volti
riconoscerai la panca
dei bifolchi.

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Pellaro, 
31 Luglio 2020

"La Mafia è dentro di noi": Punta Pellaro, i Fratini e la recinzione.


Qualche giorno fa ho scritto una considerazione sull’atteggiamento di menefreghismo che permea ogni comportamento del vivere quotidiano riggitano, qualcuno ha commentato ‘la mafia è dentro di noi’ ed è a questo che ho pensato quando stamattina sono giunto in spiaggia. 

Punta Pellaro da qualche anno è stata riconosciuta come luogo di nidificazione del Fratino, un piccolo uccello in via d’estinzione (areale dimezzato negli ultimi anni in Italia) che nidifica in piccole buche scavate nella sabbia, per questo un gruppo di volontari (di cui io non faccio parte e che non conosco) ha recintato una piccola area (poche decine di metri quadrati) a proprie spese e con paletti di legno e corda recanti le spiegazioni del caso, tutto questo per evitare che qualcuno possa accidentalmente (o volontariamente) calpestare le uova deposte. Bene stamattina la ‘recinzione’ lato mare era divelta e i paletti tutti arretrati sino al limite superiore. Ovviamente questo tra l’indifferenza di tutti che ahimè guardavano quasi con compassione l’unico coglione (io) che appena arrivato si è messo all’opera per risistemare (o almeno tentare di farlo) l’area. 

Tralasciando le considerazioni personali (avrei solo insulti, la maggior parte dei quali nessuno capirebbe) mi risulta assai difficile che qualcuno abbia potuto agire indisturbato a ridosso di scuole di surf e lidi, e quindi per me è assai difficile pensare che non vi sia connivenza o almeno menefreghismo da parte di questi gestori che ad oggi non assicurano alcuna tutela al posto che gli porta da mangiare. Ovviamente spero di essere smentito non con le parole ma con i fatti; sarebbe bello infatti che tutti i destinatari delle concessioni si riunissero e donassero una ‘vera’ recinzione per delimitare una volta per tutte l’area. Sarebbe bello no per i volontari, no per il fratino ma per loro stessi che dovrebbero essere i numi tutelari di questo meraviglioso posto stuprato e vilipeso continuamente. 



ps: al maledetto coglione che ha divelto i paletti dico che: se pensa che il problema di questa spiaggia sia la recinzione per il fratino (e no le siringhe, i preservativi, la spazzatura, i cocchi di vetro ecc) allora è più coglione di quanto penso!


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martedì 14 luglio 2020

Il piccolo Virus



Il
piccolo virus
che niente del mondo
conosceva, decise in un caldo autunno
di cambiar casa; ma mentre
preparava i suoi bagagli
qualcuno gli disse:
attento, che ti
sbagli. Ma
senza chiedere
a nessuno consiglio 
decise di far un gran salto
e da un minuto pipistrello passando
per un pangolino arrivò 
bellamente nelle nari
di un vecchino.
La storia
poi, ahimè la 
conosciamo; ma dopo
due mesi di quarantena e 30.000
salme, son bastate due belle 
giornate d’estate per
buttar tutto alle 
spalle.