Quello che mi sconvolge nella vicenda di Chiara, quella ragazza che ha ucciso, almeno, uno dei due bambini appena nati non è tanto il gesto in sé, quello colpisce ma non stupisce. Infanticidi, madri assassine ce ne sono diverse: Medea uccise e divorò i propri figli per far dispetto a Giasone. Quello che più mi colpisce e mi terrorizza è il contorno. Come è possibile che nessuno in famiglia, la madre, il fidanzato, si sia accorto non dico della gravidanza ma dei cambiamenti, dei pensieri che la strozzavano. Come non si sia accorto che quegli occhi profondi nascondevano un abisso di tenebra e buio. Quando mia moglie ha un pensiero, io me ne accorgo subito e lo stesso lei. Abbiamo attraversato insieme i giorni colorati e le tempeste, perché, fondamentalmente, nessuno dei due può nascondere nulla all’altro. Siamo portali aperti sui nostri gorghi.
Il contorno che abitava questa ragazza è terrorizzante, tremendo. Tanto presi dai post sui social, Instagram, dalla vita finta da mostrare, dal nostro super-io e da noi stessi che degli altri, anche i più vicini non conosciamo nulla se non la maschera che viene mostrata (ah, Pirandello!).
Tremendo è la piena consapevolezza che, in fondo, i mostri non sono quelli dei fumetti o dei film, ma vivono tra noi camuffati da brave e linde ragazze, da babysitter o da ragazzi con 10 in condotta e con un futuro promettente.
foto: 'innocenza appesa', Cittanova.
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