Le emozioni che ho provato oggi, quando mi sono trovato di fronte questa immagine, sono state un misto di incredulità e sdegno. Di incredulità perché non deve accadere che il tempio della cultura, una libreria, possa trasformarsi, anche solo per scherzo, in un luogo di barbarie e ghetto; un gesto all’apparenza così banale riporta alla mente le liste di proscrizione, la distruzione e i roghi dei libri.
Un libro con il verso capovolto richiama immagini nere, di un’epoca fosca e triste (evidentemente quelli che oggi si professano antifascisti sono i veri nostalgici-fascisti). Eventi drammatici che nessun frequentatore di una libreria, nessun amante della scrittura, nessun lettore, nessun uomo di cultura può e deve rievocare.
Il libro è un oggetto sacro. Il libro ha la sacralità delle cose divine perché attraverso le parole che racchiude, attraverso l’odore della carta, degli inchiostri, attraverso lo scorrere delle nostre dita sulle pagine ci riporta in mondi e luoghi lontani. Ci fa vivere e rivivere.
Il libro non va dissacrato. Il libro non va vilipeso, insultato, reso oggetto di scherno. Abbiamo, tutti, il dovere di amare questo oggetto immenso; soprattutto, questo dovere è necessario esplicitarlo rispetto ai libri che non ci piacciono, quelli che troviamo distanti dal nostro pensiero; dobbiamo farlo rispetto ai libri che per noi sono sporchi, il cui contenuto non è il nostro contenuto. Solo così la bile che talune pagine [per noi] contengono verrà digerita, amalgamata ad altri contenuti invisi ed infine espulsa.
Il titolare, avvedutosi di quanto qualche buontempone aveva commesso, si è subito prodigato per sistemare nuovamente il volume nella posizione corretta dimostrandosi all’altezza del fine compito di cui è investito.
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