Nei precipiti d'Aspromonte si entra in punta di piedi non per paura di cadere ma perché sarà più facile inginocchiarsi. Al cospetto dei vetusti giganti che li popolano, torti e feriti, vecchi di centinaia di anni, siamo all'interno di una cattedrale le cui volte sono costituite da verdi fronde e le colonne dai torti fusti beanti.
Il vento che incanalandosi fa stormire la fronda penetra all'interno di quel corpo cariato e suona sinfonie vecchie di millenni. Qui, dove i nostri avi conobbero Dio, oggi è teofania nel legno di questi roveri.
Nessun commento:
Posta un commento