In riferimento al caso di Tetano di questi giorni.
Clostridium tetani è un batterio anerobio stretto, nel gergo microbiologico significa che cresce e vive bene solo in assenza di ossigeno il quale gli risulta fortemente tossico, uccidendolo.
Produce spore, che sono un meccanismo messo in atto dal batterio per resistere alle condizioni più estreme ad esempio proprio la presenza di ossigeno; le produce ad una estremità della cellula, tanto da conferire allo stesso la morfologia a “bacchetta di tamburo”.
Clostridium tetani produce due tossine la “tetano-lisina” e la “tetano-spasmina”, quest’ultima è una neurotossina responsabile delle manifestazioni cliniche della malattia.
In parole povere e senza dilungarci sulle alterazioni biochimiche che la tossina induce, basta sapere che questa si lega a particolari proteine che regolano il rilascio di neurotrasmettitori (molecole implicate nella contrazione muscolare), nello specifico blocca il rilascio di quei neurotrasmettitori inibitori, cioè che impediscono la contrazione. Il mancato rilascio provoca un’attività incontrollata delle sinapsi eccitatorie con conseguente paralisi spastica. Il legame della tossina è irreversibile.
La modalità più comune d’infezione è una ferita profonda, come ad esempio quella causata da un chiodo, alla base della quale le spore del batterio, in ambiente privo di ossigeno, possano sporificare dare vita cioè a un nuovo batterio. La forma di tetano definita generalizzata è la più comune e ha il suo segno patognomonico (caratteristico) nel trisma dei muscoli facciali definito “serra mascelle” e noto come risus sardonicus. La paralisi è definita discendente perché comincia proprio dai muscoli facciali e “discende” verso il basso.
Risus sardonicus foto dal Web |
Esistono tre forme di evoluzione della malattia: le forme lievi (rare) che si risolvono in 2/4 settimane, le forme medie e le forme gravi che risultano da quadri clinici molto più complessi.
A distanza di tempo variabile a partire dalle prime contrazioni, insorgono crisi spastiche all’inizio rare successivamente sempre più ravvicinate. Durante le crisi si manifesta una contrazione involontaria e dolorosa di tutta la muscolatura scheletrica. I pazienti vivono uno stato cosciente e doloroso attendendo l’attacco successivo. La contrazione della muscolatura laringea impedisce il respiro. I pazienti rimangono perfettamente sensienti, la temperatura si innalza fino a 40°/41° gradi, la sudorazione è profusa, insorgono tachicardia e ipertensione. Infine, la morte sopraggiunge generalmente per arresto cardiaco o asfissia.
Il periodo d’incubazione è variabile da poche ore a mesi ma in media è compreso tra 4 e 15 giorni. Se il paziente anche nelle forme gravi riesce a superare la fase acuta della malattia compresa tra i 2 e i 10 giorni, la risoluzione generalmente è buona e risulta completa. La letalità della malattia nel tetano grave è del 50%, la prognosi è peggiore nei neonati con un tasso di letalità quasi vicino al 100% e nei soggetti anziani.
La vaccinazione offre una protezione pressoché assoluta, non ha effetti collaterali se non rarissimi casi di eritema o gonfiore nella sede di iniezione. Il vaccino contro il tetano è OBBLIGATORIO nell’infanzia e attualmente il primo ciclo è effettuato con tre somministrazioni durante il primo anno di vita. Il primo richiamo è tra i 5 e i 6 anni.
Una piccola considerazione personale. Mi è capitato di rimanere molto colpito dal caso di tetano riscontrato in un bambino non vaccinato, ed è per questo che ho scritto questo articolo. Purtroppo attraversiamo un periodo di oscurantismo scientifico, forse senza precedenti da 200 anni a questa parte. Prendiamo atto subito della gravità della situazione. L’obbligo vaccinale va nella direzione giusta, non è più il tempo di permettere ai “laureati” del web di poter esprimere pareri, opinioni o consulenze su temi così delicati. E’ ora che si prenda posizione contro i colleghi biologi o medici che sono in contrapposizione con le attuali evidenze scientifiche, questi DEVONO essere radiati e allontanati dalla comunità di professionisti.
L’informazione scientifica è alla portata di tutti ma non tutti sono in grado di comprenderla e capirla, ecco perché si studia, ci si laurea e ci si specializza in un settore e lo si fa per offrire competenza, professionalità e per diffondere la buona scienza.
da ANSA:
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