Cammino a piedi
nei boschi silenti
del mio Aspromonte,
e vivo le mille vite
che non mi sono state
concesse: sono una formica,
un centopiedi, un bruco,
uno scarabeo, un lichene,
un muschio, una felce,
una selaginella o un’epatica,
sono un frammento
di corteccia o un ago di pino,
un arillo di tasso,
una galbula di cipresso,
sono l’acqua che scava
le rocce granitiche o
i soffici calcari giurassici.
E così ad ogni passo
mi perdo e mi ritrovo
come vecchio e come nuovo
in questo continuo girandolare
che è la mia esistenza.
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