mercoledì 30 settembre 2020

sulla spiaggia di Pellaro


C'era un tempo
nel quale sulla spiaggia
di Pellàro v'era possibile
scorgere tra la spuma
e la sabbia: scarpe e cellulari,
felpe, jeans e sciarpe.
Era il tempo dei naufragi.
Ricordo un giorno,
bagnato di pioggia
che trovai una foto:
dentro, fermi nel tempo,
quattro persone vi sorridevano.
Il tempo beffardo
si è congelato in quell'attimo fugace,
pur continuando a svaporare
come l'acqua del mare
che diventa nuvola.
Vita giocoliera del tempo
che in quella foto
restituita dal mare,
oggi è per me simulacro
di quei visi che già non sono più,
ma che resistono in me
nell'eterno divenire
del mio tempo.

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giovedì 24 settembre 2020

una notte in ospedale


In queste notti d'ospedale penso a te
che sei lontana, dall'altra parte
di questa Italia ancora malata.
Come siamo finiti lontani?
La ricerca di questo lavoro
che riempie il nostro giorno
ci svuota del tempo insieme,
e se non abbiamo più il tempo
cosa abbiamo, di te e me?
Sono seduto sopra un lenzuolo
e immagino quel volo
che ti porta da me, i sorrisi e gli abbracci,
i baci, e faremo l'amore come due
amanti al primo incontro; e poi
nei pomeriggi bagnati
di questo ottobre mi carezzerai
il volto, e scatteremo una foto.
Ma mentre sprofondo in questo sogno
mellifluo, sbattono alla finestra
e torno in me e ricordo
che il volo non c'è e tu non ci sarai.
Era dolce il mio sogno
dove tu già mi giravi intorno.

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lunedì 21 settembre 2020

senza titolo


Nei giorni del mio buio
quando non v’è sole
e non v’è luna,
io mi perdo dentro me
nell’abisso di quel vuoto
tra gli echi di chi non c’è.

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sabato 19 settembre 2020

girandolare


Cammino a piedi
nei boschi silenti
del mio Aspromonte, 
e vivo le mille vite
che non mi sono state
concesse: sono una formica,
un centopiedi, un bruco,
uno scarabeo, un lichene,
un muschio, una felce,
una selaginella o un’epatica,
sono un frammento
di corteccia o un ago di pino,
un arillo di tasso,
una galbula di cipresso,
sono l’acqua che scava
le rocce granitiche o
i soffici calcari giurassici.
E così ad ogni passo
mi perdo e mi ritrovo
come vecchio e come nuovo
in questo continuo girandolare
che è la mia esistenza.

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venerdì 18 settembre 2020

braci


Mi hai sfiorato le mani
stanotte, durante il temporale
stavamo stretti. Io in te e tu in me.
Respiravi piano e io per paura
di stonare quelle note
che il tuo respiro suonava
stavo fermo, immobile,
un simulacro in adorazione;
ti scostavi un po’ dal mio petto
e io già sentivo freddo,
ma quando ti riaccostavi
ecco divamparmi in un incendio
che infiamma e sconvolge
e m’arde di brace viva.
Tu niente sospetti
mentre m’accosti il tuo seno
nudo e io svampo il mio rogo
in un guizzo baleno.

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sabato 5 settembre 2020

Riflessione sulla vita: perché siamo tutti colpevoli.

Abbiamo un'unica grande colpa che rende tenui tutte le altre; la nostra colpa è la fortuna. Anche il più disgraziato tra noi gode dell'immensa fortuna di essere nato nel posto giusto al momento giusto. Siamo fortunati al di là di ogni immaginazione. La sola possibilità di alzarci al mattino e decidere se uscire o restare in casa, la sola possibilità di scegliere quando e come passeggiare o guardare un tramonto, cogliere un fiore, pregare o imprecare, scegliere la città o il paese dove vivere ci rende immensamente fortunati; l'unica vera fortuna della vita. Siamo colpevoli della nostra fortuna pur non avendone alcuna colpa. È come un peccato originale, siamo marchiati alla nascita ma non lo sappiamo. Dovremmo, ogni tanto, guardare il nostro marchio e confessarci pur sapendo che non avremo mai assoluzione.

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Podargoni: borgo da scoprire

Poiché sono un “piede caminarolo” oggi sono stato alle pendici dell'Aspromonte a visitare, per la seconda volta, il bellissimo borgo di Podargoni. Per un trekker a cui piace conoscere i borghi, quasi dimenticati e sicuramente spopolati (vi abitano in estate solo 20 persone), è una tappa da non perdere. La camminata è cominciata nei pressi del piccolo parcheggio proprio a ridosso del paese e imboccando la stradina che si presenta di fronte si è catapultati nella storia del primo novecento: la bellissima fontana a due cannelli a forma di testa di leone ci da il benvenuto. Proseguiamo attraverso vicoli e stradine immergendoci sempre più nella storia del posto, immaginando la vita di di un secolo fa. Poco più avanti rispetto alla fontana si presenta un'abitazione di “un signorotto”, probabilmente la più antica di tutto il paese, infatti i mattoni pieni di spessore ridotto collocano il manufatto intorno al '700. I segni del passato regime fascista sono sparsi per le vecchie casupole del paese: alcune le immagini, presenti sulle facciate, appaiono ben conservate mentre su altre si abbattuta la scure dell'ignoranza e della rivalsa, scalpellando e distruggendo le effigi. Nota dolente la chiesa: davvero un pugno nell'occhio. Distrutta dall'imponente bombardamento del 1943 è stata ricostruita nei tardi anni '60. All'interno, che abbiamo potuto visitare per la gentilezza di una signora che conserva le chiavi, è custodita una bellissima statua in monoblocco di marmo dello scultore Rinaldo Bonanno, rappresentante una Madonna con Bambino e datata 1587. Da una viuzza secondaria si snoda un sentiero che percorrendo sull'argine destro il corso della fiumare del Gallico conduce a due mulini: il mulino del Principe e il mulino Limiti, quest'ultimo da poco ristrutturato. Purtroppo per raggiungere il secondo il percorso si fa impervio e talora poco percorribile a causa della fitta vegetazione. A ridosso del mulino è stata creata un'area pic-nic ora pressoché in totale abbandono. Abbiamo tentato di proseguire alla ricerca della grotta di San Silvestro, che fu Papa, ma senza raggiungerla a causa della precarietà del calpestio e per i tempi ridotti che avevamo a nostra disposizione. Ritenteremo.






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peccato originale


È in queste notti di veglia
che il torace si stringe
e un peso m'opprime,
nelle notti come questa
mi guardo dentro e so
di essere colpevole.
Sono colpevole pur non
avendo alcuna colpa,
sono colpevole della
mia immensa fortuna.
Colpevole della mia vita
che mi è stata regalata
senza alcun merito;
e prego nelle notti di veglia
pur sapendo che il mio
peccato originale
non potrà essere assolto, mai.

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giovedì 3 settembre 2020

un sogno brumoso


La notte quando faccio l’amore
con me stesso, faccio l’amore con te.
Ti vedo, ombra sottile
che balli per me e mi sfiori. 
Sali su di me e armoniosa
danzi, dondolata da ogni mio respiro.
Non posso nulla con te
se non abbandonarmi sfinito, solo;
e quando sei sazia di bere
dal mio calice, scompari
come effluvio di corbezzolo.
Torno solo nel mio letto
con ancora il sapore
della tua ombra sul mio corpo,
e mi lascio andare al ricordo
del tuo seno tumido
mentre inciampo di nuovo
in un sonno, brumoso e fumido.

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sogni in quarantena


Il tuo capezzolo
è tumido
come una prugna
ancora acerba,
lo pizzico tra le mie dita
e tu gemendo inarchi la schiena,
un sogno proibito
nella mia quarantena.

mercoledì 2 settembre 2020

PREGHIERA


Entro in te
come si entra
in una chiesa:
penitente e silenzioso.
Resto in ginocchio
un po’, in quiete e fermo;
poi, silenzioso mi alzo
inumidisco le dita
nell’acqua densa
e tocco le mie labbra.
Amen.