Per un trekker nessuna sfida è più emozionante di un “costa a costa” e il trekking ideato dall’associazione Kalabria Trekking si inserisce a pieno titolo nell’agenda dell’escursionista curioso, avventuroso e intraprendente. Assieme a Giovanni e Roberta abbiamo scelto di percorrerlo in due giorni, in questo caldo, caldissimo mese d’agosto. È doveroso, prima di ogni cosa, un ringraziamento all’Associazione Calabria trekking per il supporto fornitoci: ci hanno chiamato il giorno della partenza e sono stati sempre presenti con più messaggi durante l’arco della giornata (all’arrivo avendo saputo la nostra impossibilità di raggiungere la stazione di Vibo-Pizzo si sono offerti di accompagnarci). Davvero un’ottima organizzazione. Ma veniamo al trekking, il percorso si snoda attraverso uno dei punti più stretti della regione, dal Golfo di Squillace a quello di Santa Eufemia, con partenza da Soverato e arrivo, dopo 55 km, a Pizzo Calabro. Da dire subito che è possibile fare il trekking in più tappe a secondo delle capacità dell’escursionista e della voglia di mettersi alla prova:
1 giorno – lo fanno solo gli spacconi megalomani o coloro che vogliono mettersi in mostra. Non ha senso, non siamo mica in una marcia della morte.
2 giorni – possibile per trekker di vecchia data allenati e che conoscono bene i propri limiti
3 giorni – possibile per “trekker della domenica”
4 giorni – fattibile da tutti o quasi
Noi abbiamo scelto di percorrerlo in due giorni, eccone il resoconto:
Primo giorno
Soverato – Pretizzi – San Vito sullo Ionio – Lago Acero
Del tratto da Soverato a Petrizzi vi è poco da dire. Si percorre un tratto su spiaggia (camminare sulla sabbia con gli scarponi vi assicuro che non è il massimo). Qui la segnaletica è inesistente o almeno noi non siamo riusciti ad individuarla. Al termine di questo tratto si deve percorrere un pezzettino di statale (peccato) per poi, subito dopo un piccolo viadotto, imboccare un piccolo sentierino (qui il primo segnale) che termina poco dopo su un’altra strada (asfaltata). Il percorso prosegue in ripida (ripidissima) salita totalmente esposto e sull’asfalto per un tratto considerevole - vi assicuro che ho sofferto non poco in questo tratto - per giungere in prossimità di un segnale che indica di imboccare un sentiero. La quota guadagnata è considerevole circa 600m ma viene rapidamente persa, in una rapida discesa (a tratti sdrucciolevole) che porta sino all’abitato di Petrizzi. Da Petrizzi a San Vito sullo Ionio il tratto è molto più interessante, infatti, si lascia l’asfalto e si percorre il bellissimo tracciato dell’ex linea ferrata passando anche vicino alla vecchia stazione di San Vito sullo Ionio. Qui il sentiero è ben segnato, ma l’arrivo a San Vito potrebbe essere facilitato semplicemente effettuando un taglio di un centinaio di metri arrivando così direttamente sulla via principale. Il tratto da San Vito a Lago Acero è forse quello più duro di tutto il trekking ma anche il più interessante. La quota viene guadagnata in pochissimo tempo e a tratti il percorso risulta molto faticoso.
Secondo giorno
Lago Acero – Monterosso – Pizzo
Dal Lago Acero la salita si presenta abbastanza dolce, si guadagnano così gli ultimi 200m che consentono di raggiungere la vetta più alta del trekking (1050m). Qui la natura la fa da padrona, si cammina attraversando piccoli rivoli d’acqua contornati da immensi felci, immersi in una bellissima faggeta. Raggiunta la vetta comincia una ripidissima discesa prima all’interno del bosco e poco dopo un’area picnic sull’asfalto (ahimè). Qui la discesa (troppo ripida) sull’asfalto duro comincia a farsi sentire soprattutto sulle ginocchia e sui piedi. Il trekker non abbastanza preparato può risentirne parecchio. L’arrivo a Monterosso è pensato per attraversare in un sali scendi tutto il borgo. Accanto al bar autorizzato per l’apposizione della credenziale vi è una piccola bottega: non andateci, rischiate di perdere mezza giornata per la lentezza dei gestori. Salite di una 50ina di metri e troverete un'altra piccola bottega. Da Monterosso al Lago Angitola è forse il tratto peggiore perché oltre ad essere interamente asfaltato (fino al cimitero di Monterosso si deve percorrere un tratto di statale!) si perde una considerevole quantità di quota, sino ad attraversa un’affluente dell’Angitola, per poi recuperarle e riperderla di nuovo. Davvero sfiancante anche perché totalmente esposto. Il Lago Angitola è una bellissima oasi, peccato sia chiusa e si debba percorrere un altro tratto di strada ad alta velocità che costeggia il lago. Subito dopo un ristorante si trova l’imbocco dell’ultimo tratto che terminerà a Pizzo. Qui, davvero, se non si è ben allenati si rischia un malore. La salita è ripidissima, specialmente subito dopo la fattoria che si trova sul percorso, e prosegue dapprima all’interno di una sorta di torrente (impossibile percorrerlo se piove a causa delle pietre che potrebbero essere sdrucciolevoli) e poi lungo sentieri totalmente esposti, al termine dei quali si percorre un tratto asfaltato. La discesa verso pizzo all’inizio su sterrato diventa asfaltata e termina all’interno dell’abitato. Nota negativa: dall’abitato di Pizzo è impossibile raggiungere la stazione di Vibo-Pizzo se non in macchina (noi abbiamo percorso questi 3 km a piedi) oppure rivolgendosi ad un “taxista” locale che per “soli” 20€ è disposto ad accompagnarvi.
Se vi siete letti tutta sta manfrina bene, se no i punti salienti solo:
Pro
- Bellissima spiaggia di Soverato
- Caratteristico percorso lungo l’ex linea ferrata
- Lago Acero e la faggeta: una vera immersione nella natura
- Panorami mozzafiato
- Oasi naturalistica del Lago Angitola
- Tartufo all’arrivo
- Buona segnaletica
- Bella l’idea di attraversare i borghi
- Ottima assistenza in ogni momento da parte dell’associazione Kalabria Trekking
Contro
- Troppo asfalto (più del 65% almeno)
- Troppi tratti esposti
- Poche fontane
- Un sali scendi con guadagni importati di quota e perdite rapide
- Poco accoglienza dai commercianti
- Lago Angitola chiuso
- A tratti la segnaletica è assente
- Assenza di mezzi che da Pizzo portino alla stazione
In sintesi vi sconsiglio di percorrerlo ad agosto o comunque nei mesi più caldi, tratti troppo esposti. In una valutazione su 5 stelle ne assegnerei 3. Avendo attraversato la Calabria in tre punti differenti, non lo rifarei. Il trekking ha un potenziale ma necessita – a mio avviso – di essere migliorato con la riduzione della quota d’asfalto e delle parti esposte, evitando quando possibile tutta quella serie infinite di sali scendi.
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