Se Epì è uno spazio per “andare oltre”, per guardare al di là dei nostri “stretti” confini allora la rubricaEpìQuark non può trovare migliore inaugurazione che con un mini-viaggio nell’invisibile, nel micromondo all’interno di una goccia d’acqua dove la differenza tra preda e predatore che tutti siamo abituati a riconoscere e vedere nei documentari di National Geographic si eleva al di sopra di ogni nostra immaginazione; imbarcatevi dunque con me su Notula una microscopica navicella, che attraverso le lenti di un microscopio, guiderò alla scoperta del popolo invisibile delle acque stagnanti.
Il Laghetto delle Ginestre nel comune di San Roberto è un meraviglioso specchio d’acqua che si apre pochi chilometri a valle del meglio e più conosciuto Laghetto Rumia, invaso artificiale adibito da qualche anno a vasca di svernamento per trote e per la pesca sportiva. Il Laghetto delle Ginestre prende il suo nome, sembra scontato dirlo, dall’abbondante flora che circonda lo specchio d’acqua caratterizzata appunto da diverse specie di Spartium sp. e Cytisus sp. due tra le “ginestre” più comuni in Aspromonte. Ma questo luogo fantastico, incastonato tra i monti del parco, ci fa anche un altro regalo: infatti sulle sue acque è possibile riconoscere diverse piante di Ninfea (Nymphaea sp.), pianta assolutamente poco comune e sicuramente difficile da incontrare in ambiente naturale.
Questo è quello che di immediatamente visibile, il Laghetto delle Ginestre, ci regala; è proprio da qui che il nostro fantastico viaggio a bordo di Notula, alla scoperta dell’invisibile, ha inizio, dal “fango” appena al di sotto del pelo d’acqua vicino le sponde. E’ lì che attraverso un contagocce è possibile prelevare pochi cc d’acqua, i quali all’interno ci sveleranno un mondo fantastico, un universo parallelo nel quale è possibile incontrare creature mitologiche, fiere e belve pronte a dominare i nostri sogni.
Notula è pronta, il raggio rimpicciolente anche, il vetrino con una goccia d’acqua steso sul tavolino del microscopio, la luce accesa. Conto alla rovescia 10, 9, 8 … si parte. Siamo catapultati all’interno dell’acqua ma sembra più un gel denso, è così che il popolo invisibile deve percepirlo. In questo gel è solo grazie ai nostri motori a getto che è possibile muoverci. Un suono d’allarme ci desta, non riusciamo a capire cos’è ma Notula è spinta di fianco, gira, rigira sembra impazzita, la governo a stento. Siamo in un vortice, unica chance per salvarci è usare sin da subito il nostro scudo immobilizzante, lo accendo. Non vediamo nulla, giriamo velocemente quando ad un tratto è tutto finito, calma, la navicella con un colpo alla cloche è dritta. Guardiamo fuori e non possiamo crederci, siamo di fronte a un mostro mitologico, il corpo allungato assomiglia a un imbuto, migliaia di filamenti (le cilia) battono all’unisono circondando una bocca gigante (il citostoma), ingurgita senza tregua navicule, batteri e spirilli. Siamo salvi per un pelo e grazie al nostro scudo possiamo avvicinarci e osservarlo. Una bava densa lo ancóra alla superficie di un masso enorme che in realtà è un minuscolo granello di sabbia del lago, ma ingrandito 400 volte sembra una montagna. Lo riconosco è Stentor polymorphus o conosciuto dai biologi come “animaletto verde a tromba”. Le sue dimensioni quando è completamente disteso possono sfiorare un mm (!!!). Ci giriamo intorno, il mostro ha il corpo trasparente e al suo interno oltre i piccoli organismi che si è divorato per cercare di saziare la sua fame “insaziabile” è possibile notare piccole “palline” verdi: sono le zooclorelle piccole alghe simbionti che vivono al suo interno. Ancora qualche giro per osservarlo meglio, scattare qualche foto e via, sfioriamo la sua “pelle”, passiamo tra le cilia, siamo lontani. (Continua...)
articolo pubblicato su EPI - http://www.zoomsud.it/epi/index.php/sezioni/epiquark/84-viaggio-nell-invisibile-2
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