mia nonna mi dava 10.000 liree mi diceva: “vai e compra le fettine”.
io ci andavo e tornavo arrabbiato
per la fila che avevo dovuto fare in macelleria.
mia nonna prendeva la carne incartata
e con passo incerto andava in cucina
a prepararla per cena.
era la casa della mia adolescenza,
la casa dei ricordi che adesso guardo
dal balcone della mia casa da uomo.
era una vita che non è più,
erano persone che non sono più.
il tempo finisce e porta con sé anche le persone
che sfocano come la bruma dispersa dal vento.
era una vita che non sembra mai vissuta,
che forse è solo invenzione o
è solo qualche ricordo – sfocato –
a gridarmi tra la nebbia: “è stato!”.
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