Son Teresa e Paola l’ultimo specchio d’acqua di questa estate passata tra le vallate del mio Aspromonte. Siano due questa volta, gli irriducibili, gli arditi.
Santa Cristina d’Aspromonte non è proprio dietro l’angolo ma ne vale la pena, almeno così dicono.
Arriviamo all’imbocco del piccolo sentiero che scende lento accanto ai resti di un vecchio ponte, un odore acre ci avvolge, brucia la gola, pizzicano gli occhi il bosco brucia.
Lento il pennacchio di fumo si innalza per poi ricadere sospinto verso il basso ad abbracciarci, non era questo il benvenuto che m’aspettavo.
Massi di granito sbarrano il cammino zigzaghiamo a destra e sinistra ora in alto ora in basso, guadiamo, saltiamo e cadiamo. Omini di pietra come totem guardiani del nostro passaggio.
Ci siamo: “la sento”; eccola Teresa si staglia dal cielo verso il basso in un fragore tumultuoso, nebulizzando l’acqua che Paola da più in alto gli regala. Ci fermiamo, è questa la prima tappa del nostro “viaggio”. Quindici minuti, mezz’ora, un’ora non abbiamo fretta, oggi no.
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Cascata Teresa |
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Totem |
Ripartiamo “c’è da salire”. Sembra un’ascesa verso l’inferi la querceta che ci accoglie, secca, arde di foglie macilenti e crepitanti al nostro passaggio, è un attimo e c’è poco da ridere si va giù e il letto è di granito appuntito. Siamo sul crinale adesso si scende, non è un sentiero. Improvvisiamo verso il basso, i rami d’appiglio ci aiutano a scendere.
La vedi quando sei lì a pochi metri, Paola. Avvolta nell’ombra che si squaglia al sole riscaldando le pietre sotto i piedi nudi, fremiamo per tuffarci. E’ tutta qui la vita.
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Cascate Paola |
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