martedì 20 settembre 2022

NON ESISTE PIU' VITA SENZA DI TE


Non esiste più vita senza di te
quando la mattina mi sveglio: ci sei,
e quando la sera mi corico: tu ci sei,
io che fiorisco e sfiorisco,
e che sono tutte le stagioni:
melagrana di settembre e
il faggio che si prepara all’inverno.

---

domenica 18 settembre 2022

MADONNA DELLA CANDELORA - GIUSEPPE BOTTONE 1564

Nella visita a Pentedattilo di oggi, con mio enorme stupore, abbiamo potuto visitare la chiesa di Santa Maria della Candelora. Da sempre un mio grande desiderio, perché, benché la struttura sia modesta e vetusta, all’interno è custodita una preziosa opera rinascimentale attribuita a Giuseppe Bottone (metà del XVI sec. scuola messinese). L’opera è in pregiato marmo bianco e si presenta all’interno di una nicchia, sopra l’altare, ricavata in fondo al presbiterio; la scultura rappresenta la Madonna della Candelora. La Madonna si erge su una base poligonale nel cui scannello è rappresentata la Madonna della Provvidenza con Gesù bambino. L’anno di realizzazione è il 1564 come si rileva sul listello inferiore della base. Inizialmente attribuita a Giandomenico Mazzolo recentemente, grazie agli studi di Monica De Marco, è stata correttamente attribuita al Bottone. Le linee fini e delicate ne fanno un’opera di immenso pregio che meriterebbe di essere maggiormente valorizzata. Sono fermamente sempre più convinto che sia necessaria una traslazione delle opere rinascimentali ad oggi disperse nei diversi paesini del comprensorio reggino in una più consona struttura, dove si possano ammirare senza tutte le limitazioni e le difficoltà che, purtroppo, attualmente si incontrano. Alcune sono custodite in luoghi quasi inaccessibili. Alcuni esempi: la Madonna del Bosco di Podargoni andrebbe traslata e portata in città (attualmente le chiavi della chiesa sono in mano ad un privato), lo stesso per la Madonna dell’Alica “custodita” o meglio sequestrata presso la Chiesa del Santo Spirito di Pietrapennata (non sono riuscito mai a trovarla aperta). Come questi due esempi, tantissime altre opere di pregio e immenso valore attualmente non sono fruibili per i cittadini, non possono essere viste, ammirate, perché sequestrate in paesini dove alla bell’e meglio vi vivono dieci persone. Portiamole in città, allestiamo un museo o usufruiamo degli spazi già presenti insomma facciamo che queste opere vivano.






POSTAZIONE TOBRUK

Postazione Tobruk sulla SP3 Gambarie - Melito. Purtroppo, lo stato di conservazione non è dei migliori e gli interni appaiono pieni di rifiuti di ogni genere. 







---

giovedì 15 settembre 2022

TORBIERA PIANO DELLE VADI: LA NATURA NON E' MAI BANALE

Ho scelto di riprendere le mie camminate con un percorso semplice: dal laghetto Rumia alla torbiera distante pochi km. Zona snodo di sentieri importanti per gli escursionisti che si avventurano tra la natura del PNA, purtroppo, non è risparmiata dall’incuria e dal menefreghismo di quanti scambiano le nostre foreste per bidoni a cielo aperto. Il sentiero (che ho trovato allargato con mezzo meccanico) è disseminato dai resti di bottiglie di birra, coca cola, vino, doloroso e inequivocabile sfregio dei numerosi gozzovigli domenicali ed estivi; oltre, decine di buste strabordanti di pattume. Ancora: erano in funzione alcune seghe meccaniche (almeno due) di privati che “disboscavano” un’area (ma non siamo in zona A?). Decine di macchine di “fungiari” improvvisati, muniti alla bell’e meglio di buste di plastica Conad (però sono bio) con all’interno la refurtiva appena rapinata al bosco. Funghi non eduli sistematicamente distrutti. Domanda: i tanti amanti della montagna, i numi tutelari della calabresità che ci fanno in Zona A a raccogliere funghi? Allo snodo del sentiero 125, che porta a Nino Martino, decine di motociclisti in “erba” (ma proprio) che con i loro mezzi, incuranti del rumore assordante generato, delle risa di giubilo (idiota) e degli scarichi pestiferi emessi, sgommavano a più non posso nella faggeta, riuscendo a distruggere quel che nemmeno i cinghiali (ben più rispettosi) avevano osato toccare. Lo snodo per raggiungere la torbiera per fortuna non è segnato ed è di difficile identificazione (almeno). Poca acqua. Lo sfagno è completamente asciutto, per lo meno gli steli più superficiali ma con un po' di pioggia non dovrebbe avere problemi a rinvigorirsi. Mi fermo sotto un enorme faggio che domina il grande spiazzo acquitrinoso, accantono lo zaino, la macchina fotografica e il cellulare. Mi siedo e scelgo di meditare in posizione zen, proprio io che non l’ho mai fatto. Cinque minuti. Dieci minuti. Appena riesco a sciogliere i pensieri che mi ronzano in testa ecco che il bosco intorno a me si trasforma in un’orchestra: sento gli insetti sfrecciarmi attorno, gli uccelli tubare, il ronzio delle api e delle mosche, fruscii tra gli sterpi, qualche rana zompa in una pozza poco distante. So che è tutto per me. La menta acquatica con il suo aroma attira numerose farfalle a banchettare sui fiori; attira anche me. Un’infiorescenza spezzata, la colgo e subito una delle decine di farfalle vi si posa sopra, resto ad ammirarla, stupito: la natura non è mai banale.









---