Ho scelto di riprendere le mie camminate con un percorso semplice: dal laghetto Rumia alla torbiera distante pochi km. Zona snodo di sentieri importanti per gli escursionisti che si avventurano tra la natura del PNA, purtroppo, non è risparmiata dall’incuria e dal menefreghismo di quanti scambiano le nostre foreste per bidoni a cielo aperto. Il sentiero (che ho trovato allargato con mezzo meccanico) è disseminato dai resti di bottiglie di birra, coca cola, vino, doloroso e inequivocabile sfregio dei numerosi gozzovigli domenicali ed estivi; oltre, decine di buste strabordanti di pattume. Ancora: erano in funzione alcune seghe meccaniche (almeno due) di privati che “disboscavano” un’area (ma non siamo in zona A?). Decine di macchine di “fungiari” improvvisati, muniti alla bell’e meglio di buste di plastica Conad (però sono bio) con all’interno la refurtiva appena rapinata al bosco. Funghi non eduli sistematicamente distrutti. Domanda: i tanti amanti della montagna, i numi tutelari della calabresità che ci fanno in Zona A a raccogliere funghi? Allo snodo del sentiero 125, che porta a Nino Martino, decine di motociclisti in “erba” (ma proprio) che con i loro mezzi, incuranti del rumore assordante generato, delle risa di giubilo (idiota) e degli scarichi pestiferi emessi, sgommavano a più non posso nella faggeta, riuscendo a distruggere quel che nemmeno i cinghiali (ben più rispettosi) avevano osato toccare. Lo snodo per raggiungere la torbiera per fortuna non è segnato ed è di difficile identificazione (almeno). Poca acqua. Lo sfagno è completamente asciutto, per lo meno gli steli più superficiali ma con un po' di pioggia non dovrebbe avere problemi a rinvigorirsi. Mi fermo sotto un enorme faggio che domina il grande spiazzo acquitrinoso, accantono lo zaino, la macchina fotografica e il cellulare. Mi siedo e scelgo di meditare in posizione zen, proprio io che non l’ho mai fatto. Cinque minuti. Dieci minuti. Appena riesco a sciogliere i pensieri che mi ronzano in testa ecco che il bosco intorno a me si trasforma in un’orchestra: sento gli insetti sfrecciarmi attorno, gli uccelli tubare, il ronzio delle api e delle mosche, fruscii tra gli sterpi, qualche rana zompa in una pozza poco distante. So che è tutto per me. La menta acquatica con il suo aroma attira numerose farfalle a banchettare sui fiori; attira anche me. Un’infiorescenza spezzata, la colgo e subito una delle decine di farfalle vi si posa sopra, resto ad ammirarla, stupito: la natura non è mai banale.
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