Oggi siamo stati in visita in uno dei paesi fantasma più conosciuti e nominati di tutto l’Aspromonte: Africo, e dopo l’ennesima insolazione e l’ennesimo calo pressorio, con estremo rammarico ma anche con assoluta certezza posso affermare che la Calabria – almeno quella Aspromontana – con la propria rete sentieristica – che ho ampiamente percorso negli ultimi anni – non offre i minimi standard di sicurezza. Assenza totale o pressoché totale di punti d’acqua, assenza diffusa di campo, sporadiche mal allestite e sporche strutture di accoglienza (con le dovute eccezioni), l’assenza assoluta di una manutenzione costante (che appare, oggi, ovvio non può essere demandata alle sole associazioni del territorio) e della pulizia delle aree più interne con il risultato che i sentieri se non sono invasi dagli sterpi risultano invasi dai rifiuti, dunque assenza di vigilanza – o almeno apparente – non solo degli enti preposti ma anche da parte dei tanti fruitori (turistici?) che oramai troppo spesso utilizzano slogan accattivanti per racimolare qualche euro; una rete stradale in poche parole: impercorribile. Il paese di Africo si presenta quasi totalmente invaso dalla vegetazione (salvo la piazza) così come buona parte del sentiero che vi conduce. Alcune delle abitazioni sono state deputate a ricovero per animali cosa che ovviamente le ha rese non visitabili. L’infinito calpestio che scende in quei pochi e sparuti ruderi, è in gran parte dissestato e l’incuria coniugata al solito menefreghismo ha generato un vilipendio di rifiuti accatastati lungo i declivi. Il vecchio cimitero, memoria e cantore del luogo è impraticabile. L’unica eccezione è la chiesa di San Leo gestita e manutenuta da un gruppo di volontari. Camminare è liberatorio, un mantra che può essere ripetuto infinite volte senza essere mai uguale a sé stesso. Ma camminare deve essere sicuro e deve dare sicurezza ed è proprio per questo che ho deciso con estremo rammarico di non camminare più, almeno per la stagione estiva, se non in luoghi che possano offrire standard minimi di sicurezza dunque sarà molto difficile tornare a camminare in Aspromonte se non per brevi puntate in specifici luoghi. Ho lasciato Africo con la consapevolezza che forse non vi tornerò più e sono a casa a scrivere questo sfogo solo grazie a Peppe, Grazia, Carmelo e Piero che erano con me e grazie alle cure di Maria.
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domenica 14 giugno 2020
martedì 2 giugno 2020
Fontana di Solano
Ieri in visita alla bellissima fontana di Solano fatta costruire nel 1603 da Carlo Ruffo I Duca di Bagnara, accanto alla parete esterna della sacrestia della chiesa Santa Maria delle Grazie. In alto vi è l'epigrafe marmorea dei gravami feudali a carico di tutti quelli che dal 1603 al 1799 sono transitati per questo passo obbligato dell'antica via Popilia come riportato dal Prof. Spanò nel suo libro: La via Annia Popilia in Calabria: rilievo e ricostruzione (2009). L'epigrafe è forse la parte più caratteristica e ben conservata della fontana e reca scritto che tra gli esenti dal dazio feudale vi erano le "meretrici" che potevano transitare senza dover nulla.
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