domenica 30 aprile 2023

lunedì 24 aprile 2023

IL TRITTICO DI GAGINI A VIBO VALENTIA


Il trittico rinascimentale di Antonello Gagini che è custodito nella chiesa di Santa Maria Maggiore e San Leoluca. 
Il trittico del 1524 è composto da una ordinata cornice architettonica in marmo scuro con colonne corinzie, che inquadra tre nicchie dove trovano posto, da sinistra a destra, le statue di San Giovanni Evangelista, della Madonna delle Grazie e di Santa Maria Maddalena. 
Nel particolare la Maddalena è meravigliosa. Si presenta sorretta dai putti che la proiettano verso l'ascensione. È considerata un capolavoro assoluto. 
In questi giorni di festa girate e visitate la Calabria: è meravigliosa e custodisce opere stupende. 










riferimenti:

ERRANZA GRANDI PIETRE


Siamo tornati a camminare lungo antiche vie costellate di alberi secolari e sotto l'influsso del Genius Loci che abita il grande conglomerato. Gli ovili, i castagni, i ruderi di San Giorgio, l'erta scalata fino a Pietra Castello per ammirare il Butramo che si getta nel Bonamico, Gerace, Tre Pizzi, Antonimina e Ciminà. Montalto e i piani dello Zomaro. Tutto l'Aspromonte sotto il nostro sguardo e noi minuti e invisibili persi tra i lecci torti. Respiriamo.












---

venerdì 7 aprile 2023

LA PIETÀ DI GAGINI - SOVERATO


La Pietà è una scultura di Antonello Gagini datata 1521, custodita nella chiesa di Maria Santissima Addolorata di Soverato situata nel borgo della Città. È un esempio di arte rinascimentale, una scultura in marmo bianco con la Vergine Maria che porta in grembo Cristo deposto dalla croce. 

L’opera fu commissionata il 26 settembre del 1521 da Giovanni Martino D’aquino, che chiese al Gagini di scolpire la sua opera più “bella ed eccellente”; all’artista veniva richiesto di realizzare una scultura in marmo bianco che misurasse 155 cm (6 palmi), con al centro San Tommaso D’Aquino che calpestava Averroè (il più importante filosofo arabo del medioevo). Il risultato soddisfò e superò le aspettative: il volto della Madonna esprime una sofferenza più umana ed intensa rispetto alla rappresentazione di Michelangelo, dove la madre di Cristo, dal volto decisamente più giovane, lascia trasparire un dolore contenuto, caratterizzato da un’aura di serenità.

Originariamente il capolavoro fu destinato alla chiesa del convento di Santa Maria della Pietà di Petrizzi, che però venne coinvolto nel distruttivo sisma che mise in ginocchio l’Italia meridionale nel 1783. Un carro trainato dai buoi trasportò il gruppo marmoreo deturpato nella Soverato Superiore, dove venne pitturato con l’apporto di macchie di sangue sul Cristo.

Canta leggenda che per ottenere la statua il beato Zumpano facesse riemergere dallo Stretto di Messina un blocco di marmo che vi era affondato in un nubifragio, e convertisse cosi il padrone della nave.











data visita: 25 marzo 2023

Riferimenti:

visita di Vittorio Sgarbi 
02 giugno 2022


---